Riportiamo uno stralcio, quello conclusivo, di un articolo di Marco Revelli apparso oggi su il manifesto. Rappresenta bene il nostro pensiero su quell’ometto sudaticcio che svolge il compito di “ministro della paura”.
Un po’ come nell’intervento successivo, di Ascanio Celestini, apparso anch’esso su il manifesto (ma del 24 aprile): con un po’ di sarcasmo riduce Salvini a quello che è, poca cosa ma ingombrante.
In ogni caso questo idolo delle folle silenti e neofasciste va affrontato. E’ un fascista bugiardo che deve essere ridimensionato e combattuto a viso aperto, con irriverenza ed ironia.
Buon 25 aprile
di Marco Revelli
…È un bene – sinceramente «è un bene»! – che Matteo Salvini si tenga alla larga da quella data e da questa festa, lui e le sue felpe abusate. Perché quando dice che non vuol partecipare al «derby tra fascisti e comunisti» mostra, è vero, tutta la sua ignoranza storica, ma se anche sapesse di cosa si parla, a maggior ragione dovrebbe disertarlo quel ricordo, perché da esso gli viene, forte e chiaro, il monito «de te fabula narratur»: della sua ostentazione del disumano, della pedagogia del negativo che ogni giorno mette in scena con le sue esternazioni da trivio, delle sue pratiche di segregazione e deportazione, del genocidio a bassa intensità che sulla costa meridionale del Mare Nostrum i suoi sodali libici mettono in atto… In una parola del suo essere interprete di quel ritorno dell’inumano che era già stato sconfitto il 25 aprile del 1945, ma non sradicato dagli strati più bassi dell’autobiografia della nazione.
È probabile che nella sua sconfinata ignoranza il ministro di polizia e quelli che la pensano come lui considerino i partigiani gentaglia, balordi e spostati, oppure fanatici di un mito sociale depravato. A tutti costoro possiamo replicare con l’Italo Calvino de Il sentiero dei nidi di ragno, il quale così rispose a quanti già allora lavoravano alla denigrazione di quei combattenti per la libertà: «D’accordo, farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori partigiani, ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tutto composto di tipi un po’ storti. Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un’elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere».
il manifesto, 25/4/2019