Le vicende torinesi della settimana appena trascorsa ci consegnano un’immagine inquietante della società presente e futura che le istituzioni di questo paese a guida fascioleghista hanno in serbo per tutti noi.
Questo flash forward è iniziato giovedì scorso con lo sgombero violento dell’Asilo, storico spazio autogestito nel quartiere Aurora di Torino, in concomitanza con l’arresto di un gruppo di occupanti con accuse tanto pesanti quanto assurde; poi è proseguito nella giornata di sabato con il quartiere totalmente militarizzato e il questore che immaginandosi forse un generale si premura di definire gli arrestati “prigionieri”; infine episodi di ordinario stato di polizia per tutta la settimana seguente, come la truppa di poliziotti in assetto antisommossa che caricano furiosi all’interno di un tram: l’immagine plastica della democrazia autoritaria in salsa giallo-verde-blu.
Il tutto accompagnato dal coro unanime dei media che come al solito fanno quadrato in difesa dello status quo, plaudendo a legge e ordine e brandendo il sempreverde babau degli “anarcoinsurrezionalisti”, ma “dimenticandosi” di andare a scavare appena sotto la superficie e provare a indagare e raccontare la complessità del reale; d’altra parte a Torino si sono lungamente esercitati negli anni, la Busiarda in primis, a screditare in ogni modo possibile il movimento No TAV, tanto per fare un esempio di poco conto, quindi il loro feeling con questura e procura è di lunga data.
Ciò che è andato in scena la settimana scorsa è il paradigma dell’Italia del decreto sicurezza: governo e polizia che si scatenano oggi contro i migranti domani contro chi dissente, con i grillini nel ruolo degli utili idioti. Intanto i problemi reali, le contraddizioni e le difficoltà della vita del quartiere in questione rimangono e rimarranno ignorati perché per lorsignori sono solo il pretesto per la repressione.
Come leggere altrimenti lo sgombero di uno spazio pubblico, un bene comune, abbandonato dalle istituzioni ma restituito alla vita del quartiere e della città dalle compagne e compagni che l’hanno animato in questi 25 anni, producendo cultura alternativa, spazi di socialità liberi dalle logiche del profitto e combattendo contro le politiche migratorie dei governi che si sono succeduti, a partire dalle mobilitazioni contro i centri detentivi per migranti a Torino?
Come non vedere la volontà punitiva ed esemplare delle accuse di terrorismo e associazione sovversiva usate per colpire con forza devastante le singole persone e così ammazzare la partecipazione dal basso?
Se non fosse una tragedia per le vite di coloro che chiamiamo fratelli e sorelle, sarebbe una farsa, l’ennesima: come accaduto tante, troppe volte nella storia anche recente di questo paese, le istituzioni non si fanno remore nell’usare tutta la violenza di cui dispongono nel tentativo di intimidire e dividere i movimenti sociali, mentre lasciano agire indisturbate organizzazioni nazifasciste i cui militanti sono responsabili di aggressioni e assassinii.
Tra il vivere in una città ricca di beni comuni, ricca di creatività e diversità, ricca di spazi autogestiti e il vivere in una città come quella che ci hanno fatto assaggiare nei giorni scorsi, noi non abbiamo dubbi sul futuro che vogliamo: lottiamo tutte e tutti insieme per costruire città solidali e ribelli.
Solidarietà all’Asilo e a tutte le compagne e compagni arrestati.
Tutte libere, tutti liberi.
Coordinamento Biella Antifascista
Biella, 15/2/2019