Conferenza stampa
Comitato Biellese accoglie “Giorgio Marincola”
25 settembre 2017,
ore 14.30, ex macello in via Ivrea
Invocato dalle destre e dai professionisti della paura, dopo averlo annunciato “urbi et orbi” lunedì 18 settembre l’ex macello di Via Ivrea è stato sgomberato senza clamore, nella calma rassegnata degli interessati per i quali il poco è meglio del nulla.
Lunedì 18 Settembre noi eravamo presenti ed abbiamo assistito all’operazione e, presenti tutte quante le forze dell’ordine, si è conclusa la vicenda dell’occupazione informale, da parte di italiani e migranti senza tetto, di uno stabile dismesso, si è conclusa con la chiusura dello stabile e lo smistamento delle persone che per mesi vi avevano trovato riparo, sperimentando convivenza ed autorganizzazione, non senza difficoltà, viste le diversissime provenienze.
Questa realtà era nota a tutti ed il nostro gruppo insieme a molti altri, aveva deciso di intervenire con solidale mutualismo tra eguali, a partire dalla fornitura di beni di prima necessità e da corsi di italiano.
Per loro le autorità, risvegliatesi dal lungo letargo istituzionale, hanno disposto diverse sistemazioni coinvolgendo Cooperative, Caritas e gestori del Dormitorio.
Tutto è bene quel che finisce bene? Non siamo convinti che sia così.
Innanzitutto, come andiamo dicendo e denunciando da mesi, il sistema di accoglienza fondato sull’emergenza è fallimentare se nei CAS (centri accoglienza straordinaria) non si lavora ad altro che al contenimento, non si insegna seriamente la lingua italiana come prioritariamente si dovrebbe, e quand’anche si arrivi alla concessione dello status di rifugiato questa non viene accompagnata da un processo di inclusione fondato sul riconoscimento di diritti fondamentali come il lavoro e l’abitare.
La nuova realtà di Biella città e del Biellese ci racconta di persone impoverite sempre più numerose, escluse ed ai margini dove le ha relegate la stessa politica che prima ha tolto loro lavoro, casa, assistenza, accoglienza ed ora li vorrebbe nascondere, espellere, controllare e reprimere a seconda della fase contingente.
Queste persone, silenziosamente, hanno deciso di provvedere come possono ai bisogni fondamentali di ogni essere umano, occupando gli spazi abbandonati del nostro territorio devastato dalla crisi operata dal sistema dominante liberista che fa del profitto legge e delle persone rifiuti sociali organici o braccia a basso prezzo.
Quella miserabile politica che con guerre e sfruttamento di risorse ha aperto il vaso di Pandora ed ora pretende di fermare con filo spinato, muri ed accordi criminali con Turchia e Libia la disperazione di moltitudini.
Armi ed armigeri sono denaro sonante per i signori della guerra, ma è denaro sottratto a salute, assistenza e sviluppo, 82milioni al giorno per stare dentro la NATO possono bastare?
Allora è giunto il momento di cancellare la parola “emergenza”, un concetto con il quale si continua a rispondere in situazioni che sono strutturali, fino a sfiorare il ridicolo quando ad ogni inesorabile inverno anche a Biella ci si inventa l’”emergenza freddo” e si allarga di qualche posto il dormitorio, ricorrendo persino a sottoscrizioni, giusto per farci ben imprimere il mantra di Padoan della “carenza di risorse”.
Per tutti questi motivi ci sentiamo di rispedire al mittente, ribaltandole, le parole d’ordine “legalità e sicurezza”: le invochiamo noi perché illegale è l’impoverimento ed il mancato rispetto della nostra Costituzione nata dalla Resistenza e perché di mancanza di sicurezza soffrono i cittadini poveri, migranti ed italiani, privati di tutto, messi in pericolo dalla xenofobia e dal razzismo montanti che avvelenano le menti e mortificano la nostra comunità e dalle politiche securitarie che affrontano il disagio sociale e la protesta con la repressione e le manette.
Chiediamo che gli amministratori, insieme ai Consorzi dei Servizi Sociali ed all’ASL, comincino a prendere atto della nuova realtà pensando luoghi e servizi nuovi, con operatori formati al lavoro di strada ed alla realtà multiculturale del nostro territorio. Luoghi che non siano dormitori, ma dove ci siano porte aperte ed attività, servizi essenziali non caritatevoli, per restituire dignità ai transitanti in cerca di condizioni di vita migliori.
Si crei lavoro pubblico e retribuito con cantieri per disoccupati per la manutenzione del territorio e la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico dismesso. Prendiamo in parola a questo proposito l’Assessora Regionale Cerutti che sui giornali promette di riqualificare lo stabile dell’ex Macello di via Ivrea per fini virtuosi a favore della Comunità.
Chiediamo che anche gli altri edifici dismessi vengano censiti e siano adibiti ad uso sociale e/o abitativo.
Ci sono esempi virtuosi di Amministrazioni coraggiose e determinate che, sulla spinta delle rivendicazioni dei movimenti sociali, hanno dato risposte concrete, come a Napoli dove si è scelto di appoggiare e promuovere l’autorganizzazione popolare, concedendo in uso stabili pubblici, anche occupati, favorendo partecipazione ed autodeterminazione.
Noi continueremo il nostro impegno di solidarietà concreta e di denuncia, laicamente e convinti perché UN ALTRO BIELLESE E’ POSSIBILE e se vogliamo costruirlo dobbiamo reagire alla passivizzazione insieme a molte e molti altri.
Il Comitato Biellese accoglie “Giorgio Marincola”