L’incontro di Parigi ha confermato la politica dei respingimenti dell’Italia: l’Europa chiama in soccorso l’Africa per fermare i migranti.
A quel tavolo si sono seduti anche il Ciad e il Niger che avranno il compito di costruire grandiosi “campi profughi” per “accogliere” i migranti provenienti dal Corno d’Africa e dall’Africa centrale: l’Europa finanzia e l’Onu garantisce la qualità e il rispetto dei diritti umani. Questa è la svolta dell’Europa nelle politiche di cooperazione con l’Africa!
Quei due paesi già “fermano” quei migranti, è in quei deserti che molti di loro muoiono, è in quelle terre che vengono ricattati e rapinati, è in quei paesi che si formano le prime bande di “trasportatori” che a caro prezzo si muovono verso la Libia, è qui che oggi già vengono trattenuti illegalmente.
Chi avesse avuto la possibilità di parlare con quei migranti e fosse riuscito, impresa spesso difficile, a farsi raccontare le loro storie lo saprebbe.
Ora l’Europa chiede che tutto questo si faccia legalmente: si apriranno “campi di concentramento” gestiti dall’Onu, che si farà così complice dello strappo più grave del diritto internazionale dalla scrittura della Carta dei diritti umani. Si nega così la libera circolazione delle persone e il loro diritto a muoversi.
Anche il presidente del Ciad, Idriss Deby presente all’incontro, ci ricorda che le migrazioni hanno ragioni profonde e per affrontarle servono molte risorse e nuove politiche di cooperazione nei paesi di provenienza.
In verità noi pensiamo che al di là dell’utilità di politiche di cooperazione con l’Africa, in verità assai scarse, ci voglia molto di più e che nessuno abbia intenzione di fare davvero ciò che serve.
In tutti i paesi francofoni dell’Africa sono presenti l’esercito, le aziende, le banche francesi; in tutti i paesi anglofoni sono presenti le imprese e le banche inglesi; in entrambi le multinazionali delle materie prime controllano le grandi risorse africane e ne determinano il prezzo; molti di quei paesi sono guidati da governi corrotti mantenuti dalle multinazionali e “consigliati” da paesi europei quali Francia, Belgio, Gran Bretagna, Spagna, ecc. Ed ora la Cina, assai presente, diventa l’ospite sgradito agli interessi europei…
Qualcuno in Europa ha intenzione di rompere e superare questo stato di cose: siamo disposti a rinunciare alle politiche di controllo delle materie prime africane? Il Fondo monetario e la Banca mondiale sono a disposti a cancellare tutti i debiti dei paesi africani? Siamo disposti a lasciare l’Africa libera di determinare il proprio futuro? Sono domande retoriche che ci rivelano l’ipocrisia dell’occidente tutto! Creiamo le condizioni economiche e politiche che favoriscono l’emigrazione, poi la vogliamo fermare perché ci disturba, e ci presentiamo come coloro che vogliono cooperare con l’Africa “aiutandoli a casa loro”: spudorati!
I difensori delle ipotetiche radici giudaico-cristiane dell’Europa hanno così la possibilità di scoprire che le radici che ci tengono in vita sono altre: la supremazia del capitale globale occidentale.
Ma il mondo cambia rapidamente e noi ci ostiniamo a difendere l’indifendibile: da una parte i simulacri di una cultura stanca, immobile e sempre più disumanizzata, dall’altra una supremazia economica che produce un mondo in cui un numero sempre più ristretto di ricchi sovrasta un numero sempre più vasto di poveri, governato da oligarchie politiche che ormai mettono in discussione le regole della democrazia in tutto il mondo.
Politici, giornalisti e intellettuali ne vale davvero la pena o… forse è urgente un ripensamento?
Marco Sansoè
Laboratorio sociale “La città di sotto”
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