A Ventimiglia per la solidarietà, contro l’intolleranza, di Luigi Ciotti
«Anche se compiono azione contraria alla legge, sappiano almeno compierla obbedendo a una legge del cuore».
Nel 1948 il sindaco di Bardonecchia Mauro Amprino aveva fatto affiggere manifesti nelle vie per invitare chi si offriva di accompagnare gli immigrati oltre confine a una maggiore umanità: c’era chi si faceva pagare e poi abbandonava i migranti a metà strada. Molti furono trovati morti, i corpi conservati dal gelo.
È un episodio, certo, ma basta a misurare la differenza tra una politica che agisce secondo coscienza e responsabilità e una politica che si nasconde invece dietro una legalità astratta e di convenienza, di cui lei stessa è ispiratrice.
L’ordinanza emanata l’11 agosto 2016 a Ventimiglia, in base alla quale sono stati incriminati alcuni volontari francesi, «colpevoli» di avere distribuito del cibo a migranti bisognosi, scaturisce da questa perdita di umanità e di intelligenza. Già perché non si tratta solo del tradimento di un principio elementare di umanità, di quell’etica del riconoscimento che ci consente di vederci negli altri, di metterci nei loro panni e che dalla notte dei tempi ispira le azioni più belle e i più fecondi percorsi di liberazione. Ma anche di una ristrettezza mentale e culturale, di una rimozione e manipolazione di due fatti evidenti.
Il primo è che il fenomeno migratorio è in massima parte effetto di un sistema economico che genera disuguaglianze e che perciò papa Francesco non esita a definire «ingiusto alla radice».
La seconda è che l’Occidente ha il dovere di governarne le conseguenze, da un lato con politiche di accoglienza e inclusione, dall’altro ripristinando condizioni di vita dignitose nei Paesi sfruttati e impoveriti, affinché le persone non siano costrette a partire o fuggire.
L’immigrazione deve essere una libera scelta e nessuno può essere condannato a vita dal proprio luogo di nascita.
Questa sarebbe davvero una politica che costruisce sicurezza. Impegnata a investire nella pace e non nella guerra. E fedele alle Carte scritte nel dopoguerra per scongiurare il ritorno della barbarie in qualunque forma: la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, la nostra Costituzione.
Tra pochi giorni ricordiamo la Liberazione. Ma è una liberazione incompiuta quella che permette che ancora tante persone siano private della loro libertà e della loro dignità. Ci si libera insieme, e lo saremo davvero scacciando la corruzione, l’indifferenza, l’ignoranza, tre grandi tiranni del nostro tempo. Anche questo segnala la manifestazione di domenica 30 aprile a Ventimiglia per la solidarietà e contro l’intolleranza.
il manifesto 22/4/2017