FUORI DAL CORO. che montagna di ipocrisia
Nablus, 2 agosto 2015
Scusate, ma stando qui in Cisgiordania non si può non rimanere fuori da questo coro di commossa condanna e sgomento che tutti accomuna, nel nome del piccolo Ali, ucciso a Nablus. Anzi, se foste qui sareste nauseati dall’insistenza con cui i media italiani continuano a riproporre le immagini della casa del piccolo Ali data a fuoco dai coloni, semplicemente perchè dalla mattina alla sera vediamo centinaia di bambini come Ali minacciati dai soldati e aggrediti dai coloni. Ma essi non fanno notizia.
E delle migliaia di Ali arrestati e detenuti non si deve parlare, come d’altra parte nessuno ha pubblicato anche solo una foto come quella di Ali per qualcuno deI quasi 500 (cinquecento) bambini massacrati esattamente un anno fa a Gaza. Nessun servizio di questi giorni ha accennato al primo anniversario del massacro di più di duemila palestinesi.
Se foste qui non dareste certo credito alla “dura condanna” di Natanyahu verso questi “estremisti”, semplicemente perchè questi signori sono la maggioranza del suo governo ultranazionalista, con i leader più violenti dei coloni ad occupare le più alte cariche di governo.
Se come noi aveste gli occhi pieni di queste “cittadine ebraiche” (così definiva gli insediamenti un giornale italiano) che crescono come funghi in territorio non “conteso” ma palestinese, non credereste certo alle dichiarazioni del ministro per la sicurezza, per cui “dovremo imparare la lezione”. Infatti il governo sta approvando anche in questi giorni nuovi piani di “sviluppo” con la costruzione di centinaia nuove case. Ma questo non scandalizza nessuno.
Avremmo piuttosto voluto avere con noi anche un solo giornalista ieri a Bir Zeit, a pochi minuti dalla casa del giovanissimo Mohammed ucciso l’altro ieri dall’esercito, quando abuna Manuel, per tanti anni parroco di Gaza, ci ha chiesto di smuovere i nostri governi tiepidi ed incapaci di “dire la verità dei fatti che ha un nome: occupazione israeliana, così come hanno un nome le quattro colonne della pace: giustizia, verità, sviluppo e perdono. Tutte necessarie, certo, anche se per la Palestina e per la sua pace andrebbero puntellate soprattutto le colonne della giustizia e della verità!”
E se dall’Italia la commozione dello Stato d’Israele vi è apparsa sincera nei confronti di un bimbo di 18 mesi bruciato vivo nella sua casa, abbiamo accolto con ben maggior credito le parole dell’amico israeliano Zvi Shuldiner, che ieri a Gerusalemme ci ha descritto come “un coro di ipocriti” queste condanne di suoi connazionali. “Tutti ripetono all’unisono: atto orribile e deprecabile! E così noi in Israele siamo soddisfatti, continuando indisturbati a tenere quattro milioni di palestinesi chiusi nell’enorme carcere gestito dall’”unica democrazia del medioriente”. E magari da voi in Italia tutti avranno pensato: guarda che grande prova di etica hanno dato i governanti israeliani!”
Insomma, forse vi sembrerà strano che, vista da qui, non ci appare affatto positiva questa commozione generale per la terribile morte del piccolo Ali, perchè se il cittadino israeliano Shuldiner descrive i suoi governanti come “un coro di ipocriti”, a noi, cittadini italiani che in questi giorni ci ostiniamo a dar voce ai milioni di palestinesi schiacciati dall’occupazione e dalla colonizzazione, quella dei nostri media e dei nostri politici ci appare più che un coro: una montagna di ipocrisia.
don Renato Sacco
Campagna Ponti e non muri, Pellegrini di Giustizia 2015
Pax Christi Italia