A Calais si sta combattendo una guerra: un pezzo di quella “guerra globale permanente” che sostituisce, l’avvento della terza guerra mondiale…
No, non si fronteggiano Francia e Gran Bretagna che sono unite da uno stesso destino storico, ma si scontrano l’occidente europeo e i popoli migranti dell’Africa e del Medio Oriente.
Persone che fuggono da condizioni difficili e/o cercano condizioni migliori: qualcuno cerca una nuova patria, altri solamente un luogo dove vivere meglio, tutti hanno intrapreso con “il viaggio”, quasi sempre drammatico, un processo di emancipazione, nel senso di miglioramento della propria condizione.
Un processo di emancipazione potenziale perché prenderà forma solo quando saranno a destinazione e la meta è lontana, prevalentemente inospitale, spesso respingente, a volte persecutoria…
Così appare Calais dal sud del mondo: il luogo del respingimento, l’occasione per fermare, ancora una volta, un processo di emancipazione.
Francia e Gran Bretagna replicano lo spirito degli stati-nazione che sono stati dalla seconda metà dell’800: le potenze imperialiste che si sono spartite l’Africa e il Medio Oriente, tracciandone i confini arbitrari, soffocando o ignorandone le culture, rapinandone le risorse economiche e favorendo l’uso di manodopera a basso costo per garantire l’industrializzazione dell’occidente europeo.
Ed ora che quel processo di industrializzazione pare in crisi (per qualcuno è finito) dell’Africa e del Medio Oriente servono solo le risorse, e per questo basta esportare la guerra: in Libia, in Siria, in Mali, in Sudan, ecc…o appoggiare dittatori e fazioni golpiste.
Gli uomini, le donne e i bambini possono aspettare quel processo di emancipazione promesso dall’arrivo di Francia e Gran Bretagna, ma anche del Belgio, del Portogallo, dell’Italia, …e mai iniziato.
Ed ora Francia e Gran Bretagna fanno a gara per dare efficienza alle proprie strutture repressive e di vigilanza dei confini, chiedono soldi all’Europa per migliorarle, per fermare i popoli migranti, qualche migliaio di disperati, a fronte delle diverse centinaia di migliaia che ogni anno partivano dall’Europa per le Americhe fino agli ’70 del secolo scorso!
Un Europa sempre più “piccola” e marginale, sempre più ripiegata su se stessa tenta di fermare ciò che è inarrestabile, come la storia ci indica, e minaccia i cittadini solidali, quelli che aiutano, favoriscono, proteggono, ospitano e sfamano gli immigranti con leggi repressive fatte di multe e carcere. Tutto ciò sarebbe solo patetico se non ci fossero in ballo le vite degli altri.
Ma tutto tace, nessuna posizione critica da parte del Governo italiano, o dei partiti seduti in Parlamento, nessuna iniziativa di rilievo presa in seno al Parlamento europeo, tutto scorre come inevitabile, …già come inevitabile sono le migrazioni e questo la politica sembra averlo dimenticato.
Da parte nostra crediamo che ci si debba schierare: questa terra è di tutti e la condivisione è la strada per uscirne, qualsiasi altra via che tracci differenze tra immigrati e rifugiati, tra immigrati economici e immigrati politici è una strada destinata al fallimento, noi dobbiamo disobbedire e organizzare l’accoglienza di tutte e di tutti, possiamo fare solo questo, qualsiasi altra opzione è illusoria, pericolosa e fallimentare.
Biella, 5 agosto 2015
marco sansoè