Il progetto (e proposta di legge) de La “Buona” scuola del Governo Renzi è l’ultima tappa di un percorso iniziato oltre 20 anni fa con l’avvio della “autonomia scolastica”.
Con essa si conclude il processo che vuole la scuola declinata come una delle appendici di una società che pone al centro l’impresa con le sue regole e i suoi tempi. Non più solo una scuola che “lavora” per l’impresa, per il mercato del lavoro e per l’inserimento dei giovani nel lavoro, ma una scuola che assume le caratteristiche stesse dell’impresa imitandone i tempi, le forme di comando, le modalità di assunzione e il regime di concorrenza, mettendo istituzioni e persone in competizione tra loro.
Ed ora dando “tutto il potere ai Dirigenti scolastici”, istituendo le liste territoriali per assunzioni che saranno triennali, negando e superando il contratto nazionale della scuola, istituendo l’alternanza scuola-lavoro, introducendo forme di finanziamento privato per le singole scuole si passerà dall’autonomia scolastica alla discrezionalità, all’anarchia del sistema d’impresa: le scuole con uno standard elevato saranno favorite mentre quelle in condizioni difficili annasperanno…
Oltre vent’anni di afasia sindacale hanno favorito l’avvento e l’estensione di questo progetto: un sindacato stretto tra la linea della concertazione con il “governo amico” e incapace di sviluppare una contrattazione in grado non solo di difendere ma estendere le tutele anche al personale precario e la linea dei ricorsi e delle vertenze individuali che ha distrutto la funzione del sindacato quale rappresentanza di interessi collettivi.
Ora ci troviamo a dover riavviare una stagione di lotte in presenza di una sconfitta generale a favore di un pensiero unico di impresa e di fronte alla crisi delle forme di rappresentanza e della assenza di forme solide di partecipazione…
Davvero è tutto molto difficile, ma non possiamo sottrarci alla necessità di richiamare tutte e tutti alla “resistenza” (scusate la formula obsoleta), non solo per testimoniare un dissenso ma per misurare la nostra autonoma forza di reazione nei confronti di una Istituzione scolastica incompetente e nemica della scuola pubblica, la scuola di tutte/i e per tutte/i.
Per questo chiediamo che il 5 maggio sia il giorno dello sciopero di tutte e tutti, che possa essere l’occasione per far sentire la presenza dei lavoratori della scuola come volontà di costruire “la scuola che vogliamo” e mettere in moto nuove forme di partecipazione collettiva e controllo dell’istituzione scolastica.
il Comitato d’agitazione delle scuole biellesi