Qui di seguito due interventi relativi all’Assemblea di Bologna…
Riflessioni dopo Bologna
L’Altra Europa italiana che emerge dalla assemblea nazionale di Bologna non assomiglia a Podemos e nemmeno a Syriza. Non ha scelto la strada della relazione diretta con i movimenti, come è successo in Spagna, né quella di fondere le forze della sinistra nel fuoco dei conflitti sociali, come sta accadendo in Grecia.
Ancora una volta la via italiana all’unità delle sinistre è di profilo meramente politico.
Ciò comporta una faticosa navigazione a vista nel tentativo di rimettere assieme i pezzi separati da mille scissioni dei partiti comunisti e verdi, da una parte, e, dall’altra, una estenuante attesa che i sommovimenti all’interno del “Partito della nazione” (PD) distacchino qualche parte consistente sul lato sinistro. Ma così operando l’unico risultato perseguibile è quello di costruire cartelli elettorali, utili a sperare al meglio gli sbarramenti dei quorum (risultato nient’affatto disprezzabile, s’intende), ma non certo di contendere a chicchessia la rappresentanza delle masse popolari. Per questo obiettivo servirebbe ben altro.
Mi si dirà che in Italia è così per ragioni oggettive. Il PD, contrariamente alle socialdemocrazie europee, non è (ancora) percepito come il responsabile delle politiche neoliberiste. Per contro M5S e Lega hanno saputo convogliare a loro favore molti elementi delle proteste popolari. I movimenti sociali sono frantumati e ripiegati nei loro particolari campi d’azione. Non è emersa una figura di giovane leader. Altro ancora.
Bene, tutte queste sarebbero buone ragioni per radicalizzare e ramificare il processo, spingendolo oltre le secche delle estenuanti mediazioni tra ceti politici.
Paolo Cacciari
L’impressione è di blocco, di attesa di eventi estranei che non sono la vittoria di Syriza, ma piuttosto di eventi di ben più piccola ed angusta portata quali human factor, contenitore di ceti politici pronti a ripetere film già visti,alla spasmodica ricerca di “nuovi Tsipras”, altre personalità salvifiche che guidino eroiche truppe nei flutti delle elezioni,sempre quelle, ..l’ossessione per la delega e la passione per machiavellici giochi di alleanze che lasciano fuori le condizioni materiali di vita, l’impoverimento e la disperazione, la guerra, la polvere, il sangue, le mosche, l’odore come diceva DeAndrè .
E’ blocco operato dai “soci fondatori”, suscettibili alla lesa maestà, gli autonominati… C’è stata la richiesta di ricambio, ma non si votava nulla essendo un assemblea aperta, con 150 iscritti a parlare e tante anime, molte arrabbiate per la lentezza della costruzione dell’altra Europa.
A Bologna però la partecipazione ha superato le aspettative e sarà più difficile farle il funerale, Domenica si è respirato alto e si è risollevato l’orizzonte con impegni inderogabili e sovrastanti: la distruzione della dignità dei lavoratori, pezzi intercambiabili al servizio delle multinazionali e della loro piramide produttiva così moderna e così medievale nel ridurre a servo chi lavora,(Piergiovanni Alleva,giuslavorista bravissimo); la distruzione del welfare come ricaduta del debito illegittimo sugli enti locali e sui territori…, la devastazione promessa dai TTIP come disegno autoritario pericolosissimo, sovranazionale, che conferma il ruolo finora avuto dai governi, ne spiega i contorcimenti e l’adesione al progetto che in Italia coincide con P2 P3 P4 di gloriosa memoria…etc etc…
Hanno fatto fatica ad entrare le occupazioni della casa o altre esperienze più antagoniste, mentre più consolidata è l’idea di bene comune sulla scorta della battaglia sull’acqua e la critica alle privatizzazioni…