Questa è una lettera che racconta una storia drammatica ma che assomiglia a molte storie di insegnanti precari sparsi per l’Italia, che scorgono il nemico nel collega e non nelle istituzioni responsabili dello sfascio della scuola: della strutturale mancanza di risorse, del disprezzo del lavoro docente e della vergognosa condizione dei lavoratori precari… Quando faremo sapere alle istituzioni e alla società che…”non se ne può più“?
Ciao Marco,
ti scrivo (anche se non volevo) per raccontarti tutto il mio disgusto in merito alla lotta senza se e senza ma che si sta consumando in questi giorni tra i docenti di tutta Italia.
Leggo su facebook delle reazioni dei docenti di Biella e su Orizzonte scuola di quelle di tutto il resto del paese.
La cosa che mi stupisce è che per tre anni ho assistito al silenzio più totale, e adesso sembrano essersi svegliati tutti dal letargo.
Le graduatorie sono come un terno al lotto, oggi a me e domani a te.
Quando tre anni fa io e Fabio siamo stati letteralmente cacciati dalla città di La Spezia dopo tre anni, a causa delle nuove graduatorie, io sono passata da un contratto dal 31 agosto su filosofia al niente. Così abbiamo messo le graduatorie di istituto a Biella e abbiamo lavorato sul sostegno.
Scrivo questo, non per vittimismo, ma perché so bene cosa significa perdere il posto di lavoro e spostarsi per averne un altro (ahimè per la seconda volta).
Fatta questa premessa, quest’anno sarei stata prima sul sostegno, ma sono diventata settima, Fabio era secondo ed è diventato sedicesimo e se avessimo avuto le graduatorie ad esaurimento a Biella dallo scorso aggiornamento, saremmo entrambi già passati di ruolo. Filosofia nemmeno la nomino, tanto ho capito di essermi laureata quasi per niente.
Detto questo, lasciando stare le preoccupazioni e tante altre cose che chi vanta di essere nato e cresciuto in un posto, non può nemmeno immaginare, non mi sono mai sognata di avere atteggiamenti offensivi o augurare tutto il male del mondo a chi mi aveva superato in graduatoria.
Penso che ogni persona abbia il sacrosanto diritto di provare a migliorare la propria vita anche se questo spesso comporta molti sacrifici in termini di affetti e altro.
Credo che tutti i precari d’Italia siano vittime e carnefici di un sistema marcio, al quale, comunque non hanno mai voluto seriamente ribellarsi, perché se il precario lavora tutto va bene e dimentica ogni cosa, per non parlare poi se passa di ruolo (non gliene frega più niente e di nessuno), se invece perde il lavoro si sveglia e si rende conto che quello che è toccato prima ad altri (e di cui non gliene fregava niente) oggi tocca a lui.
Odio sentire che chi ti supera in graduatoria deve essere necessariamente un infame che ha comprato punti o ha punteggi falsi, ho sempre odiato le generalizzazioni e continuerò a farlo.
Non dimentichiamo che dietro la graduatoria un minimo di meritocrazia c’è, anche se veramente poca.
I colleghi spesso dimenticano che dietro il numero x in graduatoria ci stanno delle vite, con un volto, una storia… e se sono più giovani, magari significa anche che non hanno poltrito all’università, ma si sono date da fare rinunciando al resto. Anzianità non è uguale a pari punteggio. Parlo per me per esempio, io sono del 1982 e non c’è tanta gente del 1982 con i miei punti e non perché io abbia insegnato in scuole private, nelle quali nemmeno sotto tortura andrei, ma perché all’università di Catania nel rispetto degli anni di studio ci siamo laureate solo in 5 su 150. E di queste 5 solo in 2 abbiamo vinto il concorso per la SISSIS, e subito dopo la SISSIS abbiamo avuto il coraggio di fare i bagagli immediatamente senza aspettare il lavoro comodo sotto casa.
I problemi dei punteggi altissimi, invece, come ho già avuto modo di dire in altra sede, dipendono da due aspetti altamente critici:
1) Al sud non assumono come assumono al nord. A Biella sul sostegno hanno assunto con 42 punti, al sud non assumono nemmeno se hai 180-190 punti.
2) Esistono le scuole private, soprattutto cattoliche (in prevalenza al sud), dove lavori gratis in cambio del punteggio. Questa è una piaga enorme, di dimensioni colossali. Sono 12 punti l’anno. Chi si occupa di tutto questo? Conosco un docente di Lodi che sta facendo una lotta senza eguali a queste scuole ricevendo anche minacce di morte.
I precari piuttosto che perdere tempo nelle lotte personali, nord contro sud, sud contro nord, est contro ovest, centro contro nord ecc.. dovevano bloccare tutto quando Tremonti e Gelmini hanno tagliato 100.000 posti di lavoro, perché questo ha creato non pochi problemi. Solo che lavoravano, quindi se eventualmente qualcuno rimaneva fuori, ca… loro, poi con il tempo si sono visti gli effetti. In Italia si ragiona così, ognuno vive per l’orticello di casa sua e si sta vedendo a che punto siamo arrivati…Povera Patria!!
Ci vorrebbe una graduatoria nazionale per i ruoli, così come accade con i concorsi per le forze dell’ordine, e sulla base dei punteggi reali realizzati solo in scuole pubbliche, assumere. Lasciare l’obbligo di 3 anni (com’è oggi), ma senza alcuna possibilità di scappatoie e passati questi 3 anni chiedere il trasferimento dove si desidera se c’è disponibilità di posti.
Scusa lo sfogo Marco, ma credo che l’odio non porti mai da nessuna parte e tantomeno quando è rivolto alle persone sbagliate. Piuttosto che prendersela con chi fa delle leggi assurde, le vittime si scannano tra loro.
Lucia, agosto 2014