capiamo che questa, a volte, spinge a commettere azioni irrazionali, se non vi è il tempo di meditate.
Ma oggi, ancora e nuovamente oggi, con tutta la cultura e gli insegnamenti del passato, anche recente, che dovrebbero dettare le linee guida, si continua a fare tragici errori che possono mettere a repentaglio il delicato equilibrio idrogeologico dei nostri territori, con tutti gli investimenti economici, più o meno discutibili!
Certo non sono ancora del tutto cancellate le immagini delle recenti alluvioni nel metapontino ed a Policoro in particolare. Non riusciamo a capire, però, come si possa pensare di prevenire i rischi, abbattendo gli alberi degli alvei fluviali, sopratutto quelli nati dopo aver consolidato alcune sponde, con enormi quantità di denaro pubblico!
Capiamo che una pulizia della parte aerea della vegetazione possa essere “intelligente” strettamente a monte di ponti o sbarramenti dell’alveo. Ma a pochi
metri dalla foce, ove vi sono (o dovrebbero?) naturali “aree di espansione” (aree in cui l’acqua DEVE andare, in casi di piena e dove mai nessuno dovrebbe costruire) e zone S.I.C. (Siti di Importanza Comunitaria) che senso ha?
Perchè si fanno questi lavori in un’area che non desta pericolo? O meglio, il pericolo c’è ma non è certo causato dagli alberi!
Questi lavori non rischiano di causare quello che accadde circa 40 anni va, nella stessa zona?
A quell’epoca fu distrutta la vegetazione ripariale ed il fiume si spostò sotto l’argine destro (lato Policoro). Ci vollero miliardi di lire per spostare di qualche metro il fiume da sotto la strada (per intenderci è la strada che porta al grande insediamento turistico “Marinagri”, anch’essa costata qualcosa a tutti noi …).
All’epoca si tentò di fare un letto artificiale, ma il fiume non volle saperne di andare nel nuovo letto. Ma in compenso le ditte specializzate nel “movimento terra” ottennero qualche risultato!!! Erano altri tempi?
Sotto l’argine, dove il fiume continuava a scorrere, furono sistemati alcuni blocchi di cemento, coperti da terreno vegetale.
All’inizio non si riusciva a tenere fermi e stabili nè blocchi e nè terreno!
La situazione ritornò ad essere un pò più tranquilla grazie alla crescita, dopo alcuni anni di “secca”, di una vegetazione spontanea ed alcuni alberi che, con le radici, hanno fermato la terra.
Nonostante le piene, anche recenti, quegli alberi e quel terreno sono rimasti li.
Andata via l’acqua tutto è tornato come prima. E l’argine è ancora intero.
Adesso cosa potrebbe accadere?
Se “i pianificatori” delle opere e delle autorizzazioni al disboscamento sono cauti, avranno in progetto la realizzazione immediata di “gabbionate”, speriamo senza cemento.
Così raggiungeremo lo stesso consolidamento effettuato dagli alberi, in termini di salvaguardia idrogeologica (ma la cosa è molto in dubbio) ma in compenso avremmo fatto il solito, ma ben sperimentato, lavoro inutile e costoso!!!
Buona fortuna agli abitanti di Torre Mozza, a Policoro (MT)!
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