Una riflessione intorno alle elezioni comunali in Francia
Se le politiche neoliberiste: riduzione della spesa nei servizi pubblici, innalzamento dell’età pensionabile, precarizzazione ‘stabile’ del lavoro, fiscal compact e politiche di austerity, grandi opere, privatizzazioni, …le fa la sinistra moderata europea (PD, PSF, SPD, …) questa è destinata alla sconfitta. E’ così che aumentano le astensioni e si rafforza la destra, che sa fare queste politiche molto meglio!
Inoltre per rendere possibili queste scelte di politiche economica sono necessarie pratiche politiche di personalizzazione, populismi, demagogia, oscuramento e criminalizzazione del dissenso, e scelte autoritarie nella pratica istituzionale (premi di maggioranza, sbarramenti, decreti legge, voti di fiducia, riforme costituzionali, …) per ottenere, in qualche modo, il consenso di quei pezzi di società “privilegiata” disposti a rinunciare alla partecipazione politica, fino alla perdita del diritto di rappresentanza a favore di una governabilità illusoria.
Oltre tutto questo non può che esserci il conflitto, quale strumento di resistenza, consapevolezza collettiva e proposta.
Siamo orfani di un sindacato che da decenni crede nella concertazione, dimostratasi fallimentare, ma soprattutto che ha ridotto i lavoratori a fruitori di servizi, privandoli delle proprie potenzialità di lotta…
Siamo orfani di una sinistra radicale ostinatamente attenta alla propria identità ideologica, incapace di interpretare marxianamente i processi economici, sociali, politici e culturali in corso…
Non possiamo fare altro che aprire la strada alla ricostruzione, non di un nuovo soggetto politico, che in questa fase non potrebbe che essere inadeguato e non rappresentativo, ma di soggettività agenti: mettere insieme esperienze, movimenti e comitati di lotta, centri sociali, pezzi di sindacato, associazioni di migranti e volontà creative come quelle femministe e altro ancora!
Metterli insieme vuol dire incontrarci per scoprire le diversità come qualità e quantità dei fronti aperti per un conflitto generalizzato, che non può essere messo in moto da nessun altro che dai soggetti che agiscono qui e ora in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo.
Oltre gli steccati fuori dal recinto della politica, comunemente intesa, dobbiamo costruire gli “stati generali” delle insorgenze, di tutte quelle forme di autorganizzazione presenti sul territorio e/o raccolte intorno a problemi e questioni aperte…
Non c’è tempo da perdere, i tempi saranno lunghi ma l’urgenza è nello stato di cose presente.
marco sansoè
24 marzo 2014