L’incontro di martedì 15 ottobre degli insegnanti delle scuole biellesi di ogni ordine e grado intorno ai BES-Bisogni Educativi Speciali ha prodotti, in sintesi, queste riflessioni:
Opinione prevalente è che la questione BES (bisogni educativi speciali) attenga ancora all’ideologia del risparmio alla quale è sottoposta la scuola da decenni.
Le generiche indicazioni del disagio raggruppate sotto la denominazione BES tendono a sostituire o sovrapporsi alle più complesse e certificabili condizioni di disagio seguite dai docenti di sostegno, conducendo alla sostituzione dei docenti di sostegno con l’intero Consiglio di classe. Si ridurrebbe progressivamente il numero dei Docenti di sostegno facendo risparmiare l’Amministrazione. E’ evidente che la qualità del servizio sarebbe fortemente penalizzata, perché alla scuola mancherebbe l’insostituibile professionalità di un pezzo importante della docenza.
C’è anche smarrimento e confusione. La scuola italiana è stata spesso considerata all’avanguardia nelle strategie educative di inclusione e inserimento dei ragazzi in difficoltà, è sospetta questa “nuova preoccupazione”. Se il problema sono i numeri dell’abbandono scolastico, pensiamo che essi vadano affrontati considerando questo un problema sociale, che non può essere affrontato e risolto dalla sola scuola ma complessivamente in chiave di politiche sociali e culturali locali e nazionali.
La vaghezza del progetto è evidente: si mescolano disagi sociali e ambientali con quelli di natura psicologica e di apprendimento, trasformando gli insegnanti in “ricettori totali”, che dovrebbero essere capaci di cogliere le diverse condizioni con le quali si manifesta il disagio! Senza preparazione specifica, senza formazione, dopo decenni di sospensione di qualsiasi forma di aggiornamento per mancanza di fondi! Inoltre, ora si annuncia una nuova circolare che dovrebbe precisare e restringere l’applicazione del concetto di BES (ancora una ritirata da dilettanti!).
In ogni caso etichettature e casistiche generiche del disagio non aiutano. Confondono e trasformano il compito dei Consigli di classe in quello di registratori burocratici del disagio e tutto si riduce nel compilare piani prestampati, crocettando voci predeterminate, per essere “coperti” legalmente in caso di ricorso. Uno schiaffo alla nostra professionalità e alle potenzialità dei docenti!
In alcune scuole allievi BES vengono affidati, in modo del tutto arbitrario e ingiustificato, a docenti di sostegno che già hanno la loro assegnazione, mentre dovrebbero essere seguiti dall’intero Consiglio di classe. La confusione ci deve indurre ad attendere la circolare applicativa prima di compiere scelte in contrasto con la norma…
Siamo consapevoli, lo siamo sempre stati, dell’importanza dell’inserimento di tutti all’interno del sistema scolastico. Sappiamo cosa vuol dire approntare strategie specifiche per garantire l’apprendimento a chi si trova in condizioni di difficoltà. Ma l’Amministrazione sembra ignorare che a farlo siano gli insegnanti, che sono lavoratori con delle professionalità e dei diritti (anche quello di essere formati). Esperienze e professionalità che devono essere liberate dai vizi burocratici dell’Amministrazione e coinvolti nei progetti.
Forse i BES possono essere un’occasione per “riscrivere” il ruolo dei Consigli di classe quali strumento di progettazione e programmazione, ma ciò non può essere fatto applicando “etichette disagio” agli allievi e facendo agire gli insegnanti in un ambito specialmente burocratico, quali rilevatori e normalizzatori!
La discussione continua!!!