Le belle letture. La trappola di Clariste Soh-Moube

Clariste Soh-Moube è una collaboratrice di Amanata D. Traoré, ex ministro della cultura del Mali, scrittrice ed ora costruttrice di opportunità per i giovani africani in Africa (si veda la bella intervista apparsa su il manifesto del 6 febbraio).  Attraverso il Centro Amadou Hampâté Ba (Cahba) e del Forum per un Altro Mali (Foram) provano ad “aprire vie che, speriamo, altri giovani potranno esplorare, prendendo coscienza che la ricostruzione dell’Africa è un immenso cantiere ma anche un lavoro esaltante”.

Clariste Soh-Moube in questo libro ci racconta di una donna precedente: una ragazza che ha un sogno, fare la calciatrice in Europa (Mbeng nel gergo dei migranti subsahariani).  Lei gioca in Cameroun ma per una donna qualsiasi posto è migliore di questo per giocare a football.

Clariste non è povera ed ha una discreta cultura, i genitori hanno sempre voluto che studiasse, hanno fatto sacrifici perché ciò fosse possibile, sua madre le diceva “Accontentati di ciò che hai. Non invidiare gli altri. Devi solo studiare”.  Ma Clariste si sente in colpa per non poter ripagare i suoi genitori per i sacrifici che hanno fatto per lei, giocare al calcio è qualcosa, ma la precarietà la schiaccia. La scoperta dell’Europa come luogo delle opportunità per molti giocatori africani la convince al viaggio.  Il suo desiderio di “un altrove migliore” è forte, così inizia una avventura che le farà attraversare l’Africa cercando di raggiungere Mbeng, immaginata come la terra delle infinite possibilità.

Inizia come una viaggiatrice alla ricerca delle soluzioni migliori e si ritrova nell’orrore della migrazione africana.     Un viaggio che inizia la mattina del 22 settembre 1998 fino all’inferno del respingimento in Marocco nell’ottobre 2005, e il ritorno in Mali nel dicembre dello stesso anno.    Nigeria, Benin, Togo, Ghana e Costa d’Avorio, Mali, Senegal poi ancora in Mali per poi diventare definitivamente una clandestina africana, pronta ad attraversare l’immenso Mali, il deserto algerino fino in Marocco alle porte d’Europa, protetta da muri di filo spinato altissimi, guardati a vista dall’esercito armato che spara e respinge così gli “assalti notturni” dei migranti.

Uno storia nella quale si colgono le diverse motivazioni che inducono i giovani africani ad abbandonare la propria terra, verso Mbeng. Una storia di attese, incertezze e depressione, di truffe, di vergogna, anche di solidarietà, ma anche il razzismo degli arabi nei confronti degli “africani”. Una storia dura nella quale si rischia la vita più volte, vissuta in condizioni drammatiche, inimmaginabili, inseguendo un’illusione che dovrà poi superare le barriere di filo spinato di Ceuta: dove ogni “assalto” fa morti e feriti, e se sei catturato, ti attende la sconfitta del respingimento e l’umiliazione della “deportazione”, indietro fino in Mali. Con la vergogna di aver fallito, che nascondi ripensando subito di tentare ancora una volta e poi un’altra e un’altra ancora!

Ma Clariste tornata a Bamako incontra Aminata Traoré e non pensa più di ritentare l’assalto all’Europa. Le incertezze, i dubbi, la vergogna, il dolore si trasformano nella volontà di capire e prende forma la scelta di restare per convincere altri a restare, a impegnarsi per fare l’Africa degli africani.

Alla presentazione di questo libro mi è apparsa una donna con una consapevolezza straordinaria, portatrice di un nuovo panafricanismo.     Capace di spiegare, incalzata dal pubblico, che la crisi europea e i vincoli imposti della Banche Mondiale e Europea li conosceva benissimo perché noi europei, da decine di anni, li avevamo imposti all’Africa. Che la solidarietà deve cambiare prospettiva perché chi la offre è sempre posto in una posizione superiore a chi la riceve e questo rende impossibile l’incontro: la collaborazione può avere un effetto positivo solo se coloro che si incontrano sono posti allo stesso livello.

Questo libro ci racconta come abbia fatto Clariste a diventare quella che è ora, ma ci ricorda il percorso di dolore compiuto da tutti coloro che approdano alle sponde di un’Europa che sembra incapace di vedere e capire cosa accade nel mondo e agisce come se in questi ultimi 50 anni non fosse accaduto nulla!

 Marco Sansoè

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