Per affrontare l’autunno (che non sappiamo se sarà “caldo”) ma soprattutto l’inverno e le stagioni successive e gli anni che verranno abbiamo bisogno di una cassetta degli attrezzi ben fornita, capace di darci gli strumenti per capire, per “cercare ancora” e agire politicamente come e dove ci troviamo a vivere la nostra condizione quotidiana di lavoratori, consumatori, cittadini, persone.
Per questo sentiamo l’urgenza di invitare tutte e tutti a leggere il libro di Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe. Intervista a cura di Paola Borgna, Laterza, € 12.00.
Una ricerca rigorosa, 200 pagine di scienza sociale che ci guidano verso una scelta di campo sempre sostenuta da dati e statistiche inequivocabili. Un rigore metodologico che viene anch’esso indagato, con l’aiuto di Paola Borgna, per essere liberato dalle pastoie ideologiche del “pensiero unico” contemporaneo (liberale e liberal socialista).
L’osservazione si muove dal basso, dalle caratteristiche delle classi sociali, individuandone i mutamenti causati dai processi produttivi che cambiano, dall’introduzione di tecnologie digitali, dall’aumento della finanziarizzazione del capitale, ecc…, ma anche dai mutamenti antropologici e culturali come la frammentazione sociale, l’individualizzazione, l’accentuazione dei comportamenti consumistici, ecc…Così scopriamo le contraddizioni interne alla “classe perdente globale”, tali da impedire di diventare classe per sé pur essendo classe in sé.
L’analisi viene svolta tenendo insieme il quadro italiano a quello mondiale, non solo del mondo economicamente avanzato. I risultati sono strepitosi: una lettura originale del processo di globalizzazione; la dimostrazione dell’esistenza di “classi globali”, composite ma definibili come tali; la persistenza di una “lotta di classe globale” (oltre che locale) dall’alto verso il basso; l’esistenza di una classe dei vincitori e una dei perdenti.
Viene così descritta la relazione tra economia e politica, affatto diversa dal passato, certo oggi sembra prevalere il potere economico, che ha bisogno, però, della politica per fare la lotta di classe e vincere. Così le politiche fiscali, i processi normativi e legislativi globali, europei e nazionali, e l’attacco ai sistemi pubblici di protezione sociale diventano gli strumenti formidabili per ingaggiare la lotta di classe da parte delle classi dominanti e vincerla.
I rapidi grandi profitti, così come gli esasperati processi di accumulazione finanziaria, le tentazioni autoritarie sono gli esiti di questa vittoria, mentre l’aumento delle povertà e le forti disuguaglianze economiche e sociali, le crisi della politica e la riduzione della democrazia sono i sintomi della sconfitta.
L’analisi puntuale dei processi economici e sociali diventano l’occasione per capire le ragioni oggettive dei mutamenti e delle sconfitte, ma forniscono anche gli strumenti per cogliere i ritardi, gli errori soggettivi che hanno favorito tale sconfitta.
La radiografia economica, politica e culturale della crisi globale in atto, con particolare attenzione alle forme assunte in Italia, diventa un’occasione decisiva per comprendere la natura di questa nuova lotta di classe e prendere atto delle forme nella quale si manifesta, con una certa attenzione per l’insorgere di nuove forme di disagio sociale che stanno assumendo le caratteristiche di veri e propri mutamenti antropologici.
Si possono cogliere così i limiti e i ritardi soggettivi della sinistra accumulati in questi anni, e dopo averne riscontrata l’assoluta inadeguatezza, oltre che diretta responsabilità, si possono individuare i nodi intorno ai quali è possibile, oltre che necessario, intervenire per invertire la direzione
A lato della crisi della politica e del sistema dei partiti crescono “i movimenti, …ciascuno portatore di istanze parziali ma insieme indicano la sempre maggior capacità di sguardo d’insieme e il superamento della rappresentanza partitica”. In Italia la politica sembra non accorgersene, anche a sinistra…
Questo testo non è un ricettario, le risposte alla domanda “che fare?” vanno ricercate nell’esperienza politica quotidiana, ma ci parla di speranza, non come atto di fede ma come risultato dell’osservazione scientifica del mondo, dell’indagine empirica e della sintesi intellettuale collettiva: una “speranza collettivamente condivisibile” che può essere usata per dare corpo all’azione politica, …proprio la nostra cassetta degli attrezzi.