Ora appare ancora più evidente il ruolo da apprendista stregone svolto da Napolitano.
L’invenzione del governo Monti è stata la scelta che ha permesso la realizzazione definitiva delle (pasticciate) politiche neoliberiste di Berlusconi, ad esse Monti ha assicurato continuità, serietà e il consenso che Berlusconi non sarebbe mai riuscito a ottenere: la riforma delle pensioni, quella del mercato del lavoro ed ora la spending review sono il percorso a tappe forzate verso il superamento del welfare e la rottura definitiva delle politiche industriali “democratiche” (concertazione) in Italia.
Tutto questo è stato possibile perché la libertà di manovra del governo Monti è stata garantita dalla assenza di legittimazione elettorale e di opposizione politica, insomma dalla sospensione delle pratiche democratiche usuali.
Coloro che avevano gioito per l’uscita di scena di Berlusconi e inneggiato alla “saggezza” di Napoletano, hanno la possibilità di capire l’errore: ora viviamo in un paese nelle stesse difficoltà economiche di un anno fa, in recessione, più povero e meno democratico, che favorisce la presentazione di Berlusconi alle prossime elezioni come colui che aveva iniziato le politiche economiche di Monti, che non poteva realizzare perché le regole democratiche glielo impedivano!
Ed ora la sinistra moderata, complice consapevole di tutto questo, deve scegliere: la continuità, anche se stemperata, con le politiche economiche e sociali del governo Monti o elaborare, con coraggio, una proposta alternativa, che rompa con il presente e apra ad un futuro di maggior giustizia sociale e democrazia politica.
Compito arduo, realizzabile solo se lo sguardo della politica esce dal palazzo, abbandona le pratiche da apprendisti stregoni e si stende sulla società viva, quella che lavora o prova a farlo con sempre più difficoltà.