Il n.22 di alternative per il socialismo in libreria
L’EDITORIALE
RIPARTIRE DAL SALARIO PER RI-ROVESCIARE IL CONFLITTO DI CLASSE
Di fronte alla devastante divaricazione tra ricchi e poveri, tra lavoratori e proprietari, occorre dare corpo a un grande obiettivo di redistribuzione, parallelo alla patrimoniale. Un ‘vincolo interno’ da far crescere per una nuova politica economica e per nuovi rapporti di potere che abbia il salario come antica e nuova rivendicazione del conflitto di classe. Una questione rivendicativa generale e generalizzata, sociale ed economica. Un’idea del salario da affermare come una concezione della redistribuzione che va dal salario vero e proprio per gli occupati alla conquista del salario sociale per i non occupati, al salario minimo per tutti i precari e quale punto di forza per stanare il nero. La lotta per l’aumento dei salari e degli stipendi sarebbe il perno di questa nuova alleanza. Se un movimento prendesse corpo su queste basi, sarebbe già un primo superamento nella prassi di un’ormai logorata distinzione tra sociale e politico. Potrebbe essere l’inizio di un nuovo ciclo del conflitto di classe, certo non esauribile in una seppur gigantesca vertenza. Una vertenza politico-sociale che impressiona solo a pensarla. Eppure, sarebbe certo ben fondata sulla concreta realtà sociale del paese. Soltanto lavorare alla sua impostazione sarebbe già un re-inizio. Se ne può discutere?
FAUSTO BERTINOTTI
TEMI
IL ROVESCIAMENTO DEL CONFLITTO DI CLASSE
IL NUOVO CAPITALISMO E IL COLLASSO DELLO SCHEMA SOCIALDEMOCRATICO
Questo “nuovo mondo” capitalista, che è stato realizzato per via politica, può essere cambiato solo attraverso una coalizione sociale la cui soggettività è autonoma rispetto alla logica che vede la centralità negli interessi del mercato. Per la sinistra occorre, cioè, uscire dallo schema socialdemocratico; uno schema che è collassato assieme al suo fratello gemello: il socialismo dell’Est europeo.
FRANCESCO GARIBALDO
L’ERA MARCHIONNE. SE LA FABBRICA TORNA AD ESSERE UNA CASERMA
Parlare della condizione operaia è difficile. Lo è innanzitutto per i diretti interessati, le operaie e gli operai che, quando parlano del loro lavoro, usano termini sconosciuti all’interlocutore e quei termini, per quanto precisi, anzi proprio perché precisi, oscurano il significato che essi hanno per il corpo e per l’anima. Paradossalmente impediscono di arrivare al disagio o alla sofferenza.
RITANNA ARMENI
DISEGUAGLIANZE E CLASSI SOCIALI NELLA CRISI
La crisi in corso ha indotto un aggravarsi delle diseguaglianze sociali già in atto da anni. E più di recente, alla crisi, si sono aggiunte le operazioni devastanti di politica sociale e fiscale introdotte o non prese dal governo Monti. Tra quelle non prese va ricordata, ovviamente, la patrimoniale: imposta che avrebbe trovato d’accordo anche settori del capitalismo imprenditoriale.
ENRICO PUGLIESE
POLIARCHIA, IMPRESA, STATI, GLOBALITA’. L’ILLUSIONE DEMOCRATICA
Una delle strutture essenziali del “capitalismo globalizzato” è costituita dalle istituzioni finanziarie sovranazionali che esercitano un ruolo compulsivo diretto sui singoli stati, sottraendo a essi via via quote sempre crescenti di sovranità. E’ il tramonto delle funzioni sociali affollatesi nel XIX e XX secolo. E forse della stessa democrazia se essa, per il futuro, si immagina solo come parte della poliarchia.
GIULIO SAPELLI
LE RADICI DELLA CRISI SONO NELLA COSTITUZIONE NEOLIBERALE DELL’UE
Mentre la crisi si aggrava, sarebbe decisamente riduttivo darne la responsabilità unicamente alle istituzioni europee. Queste responsabilità sono molto gravi ed è probabile che gli storici futuri giudicheranno assai severamente questa inadeguatezza. Ma il problema è più di fondo e riguarda l’architettura istituzionale stessa dell’Ue. A cominciare dal ruolo attribuito alla Bce.
VLADIMIRO GIACCHE’
L’ARGOMENTO
LA CRESCITA NON E’ PIU’ L’OCCUPAZIONE
LA CRISI DISTRUGGE IL LAVORO, MA LA CRESCITA NON LO RESTITUISCE
Negli Usa, nonostante la “ripresina”, l’obiettivo dei 150mila nuovi occupati al mese promesso da Obama appare lontano. L’economia nordamericana, secondo l’Fmi, crescerà di circa il 2% nel biennio 2012-2013, tornando ai livelli pre crisi del 2007. Ma il dato sull’occupazione sarà comunque molto peggiore, segnando un marcato sganciamento dal suo rapporto con l’incremento del Pil.
ALFONSO GIANNI
LE DONNE E LA CRISI: UNA SPERANZA NEL BUIO
Sono le donne a pagare il prezzo più alto della crisi economica in atto e a subire con maggiore intensità gli effetti delle misure adottate dai governi europei per pareggiare i bilanci, ubbidendo al diktat delle grandi oligarchie finanziarie internazionali. E l’Italia, inoltre, dimostra anche la sua particolare attitudine nel differenziarsi al ribasso. Ma l’unico modo per non arrendersi è fare della crisi un’opportunità.
LINDA SANTILLI
CRISI ECONOMICA E CONFLITTO GENERAZIONALE
In Italia il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 35,9%. Un vero e proprio disastro democratico e sociale, anche perché le persone fra i 15 e i 45 anni rappresentano il 33,4% della popolazione totale. Affermare che la nostra sia una generazione spazzata via non è più negabile e le ragioni ormai sembrano piuttosto evidenti. Il sistema delle garanzie è saltato.
ANTONIA TOMASSINI
GIOVANI E POLITICA DI CLASSE. UN CONFRONTO TRA USA ED EUROPA
Un piano del lavoro, per rivelarsi efficace anche per la crescita, esige una politica d’investimenti con effetti il più possibile immediati. Ma per dare un impulso all’occupazione giovanile è necessario predisporre anche un capitolo specifico di interventi. In altri termini, misure straordinarie che non solo nell’America del New Deal, ma che anche in Europa sono state adottate nelle fasi di difficoltà.
ANTONIO LETTIERI
OFFRIRE OPPORTUNITA’ LAVORATIVE CURANDO L’AMBIENTE
L’Italia può diventare un laboratorio sociale in cui sperimentare la creazione di nuovi posti di lavoro, in larga parte destinati a una funzione strategica decisiva per l’equilibrio ambientale. Anziché, cioè, mettere in piedi “grandi opere” occorrerebbe affrontare il grande problema territoriale della Penisola, tramite la riattivazione di un arcipelago di economie locali.
PIERO BEVILACQUA
LA PROPOSTA: CREARE DIRETTAMENTE UN MILIONE DI POSTI LAVORO
Occorre che lo Stato, attraverso un’Agenzia per il lavoro, operi come un datore di lavoro in ultima istanza, assumendo – su scala locale attraverso comuni, regioni, enti di volontariato – il maggior numero di persone. Per creare rapidamente occupazione, infatti, sgravi fiscali, investimenti in grandi opere e incentivi alle imprese perché assumano sono poco efficaci.
LUCIANO GALLINO
SAGGI
SUSSURRI E GRIDA NELLA POLITICA IN EUROPA
UN’EUROPA SENZA EUROPEI.ANALISI DEL VOTO – ROBERTO MUSACCHIO
TACITA ALLEANZA PARIGI-ATENE E VANTAGGI PER L’EUROPA – YANNIS YAROUFAKIS
CHI VOTA LE PEN? RADIOGRAFIA DELLA NUOVA DESTRA FRANCESE – MARCO ASSENNATO
IL FENOMENO DEI PIRATI TEDESCHI E LA LIQUID FEEDBACK – STEFANO BOCCONETTI
ALTERNATIVE SENZA SOCIALISMO: CULTURE POLITICHE DEI NUOVI CETI MEDI – MARIO SAI
DAL MONDO
ALTERNATIVE ALLA GLOBALIZZAZIONE: IL MOVIMENTO OCCUPY WALL STREET – BRUNO AMOROSO
IL MEDITERRANEO DOPO LE RIVOLTE DEL MONDO ARABO – FRANCO RIZZI
CRISI DELL’EURO, LA CINA PUNTA SUL MODELLO WENZHOU – FRANCESCO SISCI
APPROFONDIMENTI
ALCUNE RIFLESSIONI A PROPOSITODELLA MARX RENAISSANCE – ROBERTO FINESCHI
KARL MARX.DEAD OR ALIVE – DEVI SACCHETTO E MASSIMILIANO TOMBA
ONTOLOGIE “ECOLOGICHE” E SOFISTICATE – GIOVANNI IORIO GIANNOLI
RECENSIONI
BARTOLI, RAZZISTI PER LEGGE NON PER PAURA – FLORE MURARD-YOVANOVITCH
VENTURA, LA RADICE DELLA CRISI E’ CULTURALE – FLORE MURARD-YOVANOVITCH
MALCOLM X. TUTTE LE VERITA’ OLTRE LA LEGGENDA