Non solo solidarietà ma condivisione delle ragioni e delle forme di lotta.
Abbiamo imparato che la democrazia si esprime pienamente solo quando un intervento sul territorio, di qualsiasi natura, è condiviso con le popolazioni che lo abitano e lo vivono. E quando le comunità si organizzano per capire, criticare, proporre e difendere il territorio che non è solo loro ma di tutti.
Che la democrazia non è rappresentanza ma partecipazione alle scelte e controllo sociale.
Che la solidarietà non è una affermazione astratta ma il comportamento di condivisione dei rischi, delle sconfitte e delle vittorie.
Che ribellarsi è giusto perché il rispetto della persona e del territorio sono prioritarie e vanno difese con ogni mezzo. Che il confronto non termina mai ed è parte integrante dell’azione che si compie, che può essere così corretta o integrata o confermata mentre si svolge. Così il confronto permanente tiene viva e unita la comunità che diventa comunità in lotta.
Che la comunità cresce perché è comunità aperta nella condivisione degli obiettivi: la difesa del territorio e il rispetto delle comunità residenti, il miglioramento della qualità della vita, la costruzione di un sistema di trasporti utili e poco costosi, il risparmio delle fonti energetiche e l’utilizzo delle fonti alternative, la critica alla “modernità” degli alti consumi e dall’alto impatto ambientale.
Contro coloro che fanno della “modernità” capitalistica l’unica via, non alzeremo la voce ma resteremo fermi senza lasciare loro spazi di movimento. Contro le ambiguità e i compromessi, e le scelte normalizzatrici del PD e di Fassino, da sempre sostenitore dell’illusione “modernista”, continueremo la nostra critica implacabile, senza dare respiro all’arroganza di chi crede nelle “magnifiche sorti e progressive”.
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