Per fermare le manovre del governo che vuole cancellare i referendum. Per cancellare, sul serio, il nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento”. Per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.
La politica italiana si è allontanata dalla società come mai era successo in passato. L’azione del governo è sempre più segnata dagli interessi personali del Presidente del Consiglio, da derive autoritarie, da minacce alla Costituzione. L’economia del paese non riesce a uscire dalla crisi iniziata tre anni fa, e la politica non riconosce il fallimento di vent’anni di privatizzazioni, che hanno lasciato a poche grandi imprese – sempre più spesso straniere – decisioni chiave sul nostro futuro.
Tutto questo aggrava le minacce alla democrazia, il declino del paese e l’insostenibilità del nostro modello di sviluppo.
Contro questa deriva, negli ultimi anni milioni di uomini e donne – con movimenti, reti, associazioni, sindacati – hanno alzato la loro voce, manifestato e costruito alternative. L’abbiamo fatto sui temi della democrazia, della partecipazione, della giustizia, dell’informazione. L’abbiamo fatto sui temi del lavoro, dei diritti sindacali, dei contratti, del precariato dei giovani. L’abbiamo fatto sui diritti delle donne e sulle disuguaglianze. L’abbiamo fatto sui temi della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura. L’abbiamo fatto sulla tutela dell’ambiente e sulla sostenibilità dello sviluppo. L’abbiamo fatto sui temi della legalità e della lotta alle mafie. L’abbiamo fatto sui temi dei diritti, dell’antirazzismo, della solidarietà con profughi e immigrati. L’abbiamo fatto sui temi della pace, del rifiuto delle guerre, della solidarietà con chi lotta per la democrazia in altri paesi.
La politica istituzionale – finora – non ci ha ascoltato. La distanza tra le decisioni del governo e il consenso nella società non è mai stata così grande.
Tutto questo può cambiare. Abbiamo una possibilità nuova per imporre alla politica la volontà dei cittadini, per riprendere il potere di decidere che tipo di democrazia e di sviluppo vogliamo avere.
Il 12-13 giugno 2011 si terranno i Referendum per cancellare le leggi sull’energia nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento” che mette i ministri al riparo dalla giustizia.
Il nucleare. Il governo ha voluto riportare l’energia nucleare in Italia dopo un referendum nel 1987 che l’aveva rifiutata. Il nucleare è un cattivo affare: costa troppo, quasi tutti i paesi lo stanno abbandonando e in Italia le centrali non entrerebbero in funzione che tra quindici anni. Dopo gli incidenti di Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima l’energia nucleare si è dimostrata una minaccia per la salute delle persone. L’efficienza energetica e le energie rinnovabili come il solare sono la strada che l’Italia deve seguire. Ora il governo – vista l’impopolarità del nucleare – ha fatto una retromarcia che potrebbe far saltare il referendum. È un primo parziale successo, ma la decisione del governo non dà garanzie per il futuro. Serve l’impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro il nucleare.
L’acqua. Il governo impone il passaggio a imprese private del controllo e della gestione dell’acqua, considerandola una merce come le altre, dimenticando che l’acqua è un servizio essenziale, un diritto dei cittadini, un bene comune. Qui i referendum sono due: uno sulla gestione privata e l’altro sui profitti delle imprese – la legge prevede per i gestori un rendimento non inferiore al 7%. La privatizzazione non porterebbe a un miglioramento dell’efficienza, ma alla perdita del controllo da parte delle comunità locali su una risorsa essenziale, all’aumento dei profitti e del potere delle multinazionali dell’acqua, al moltiplicarsi dei prezzi pagati dai cittadini. Anche sull’acqua il governo ha prospettato modifiche alla legge per evitare i due referendum senza fare marcia indietro sulla privatizzazione. Anche sull’acqua serve l’impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro la privatizzazione.
Il legittimo impedimento. Il governo ha introdotto il “legittimo impedimento” che permette al Presidente del Consiglio e ai Ministri di non comparire in udienza penale per la durata della loro carica. È un segno dell’arbitrio del potere politico e dell’“impunibilità” dei potenti. La Corte costituzionale ne ha già abrogato le norme portanti; bocciando quel che resta della legge, il referendum metterebbe fine alla legislazione “su misura” fatta apposta per evitare che Silvio Berlusconi affronti i processi in corso.
Per queste ragioni è importante fermare le manovre del governo che puntano a cancellare i referendum su nucleare e acqua. Sarà la Corte di Cassazione a decidere se il voto su questi temi si terrà o meno, mentre si voterà comunque sul “legittimo impedimento”.
Per queste ragioni è importante – il 12-13 giugno – raggiungere il quorum di 25 milioni di votanti ai Referendum e scegliere il SÌ a tutti i quesiti.
È un voto che può porre alcuni limiti a un modello di sviluppo insostenibile, che ignora i costi ambientali, sociali e i beni comuni, e a un potere politico che calpesta giustizia e democrazia.
Un successo dei SÌ al Referendum costringerebbe la politica – sia del governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini. L’impegno delle mobilitazioni sociali non si limiterebbe a manifestazioni finora inascoltate, ma cancellerebbe alcune delle peggiori leggi introdotte dal governo. Oggi è possibile un impegno comune di cittadini, movimenti, reti, associazioni, sindacati per arrivare a una larghissima partecipazione al voto del 12-13 giugno, che porti a raggiungere il quorum e al successo dei SÌ. Noi vogliamo impegnarci per quest’obiettivo: per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.
Primi firmatari
don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano, L’Aquila
Andrea Bagni, Rete@sinistra
Laura Balbo, sociologa
Loris Campetti, il manifesto
Roberta Carlini, Sbilanciamoci.info
Alessio Ciacci, Comuni Virtuosi
Mariano di Palma, Unione degli studenti
Tonio Dell’Olio, Libera
Monica Di Sisto, Fair
Anna Donati, ambientalista
don Paolo Farinella, parroco di San Torpete, Genova
Gianluca Felicetti, presidente LAV
don Walter Fiocchi, parroco di Castelceriolo, Alessandria
Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega
Luciano Gallino, Università di Torino
don Raffaele Garofalo, prete
Paul Ginsborg, Libertà e Giustizia
Roberto Iovino, Rete della Conoscenza
Maurizio Landini, Segretario generale Fiom Cgil
Flavio Lotti, Tavola della Pace
Giulio Marcon, Coordinatore Campagna Sbilanciamoci
Gianni Mattioli, Comitato Vota SÌ per fermare il nucleare
Grazia Naletto, Lunaria
Davide Orecchio, direttore Rassegna.it
Mimmo Pantaleo, Segretario generale Flc Cgil
Massimo Paolicelli, Associazione Obiettori Nonviolenti
Giorgio Parisi, fisico
Mario Pianta, Sbilanciamoci
Sergio Andreis, Lunaria
Anna Picciolini, Associazione per una sinistra unita e plurale, Firenze
Gabriele Polo, il manifesto
Guglielmo Ragozzino, Sbilanciamoci.info
Claudio Riccio, Link-Coordinamento universitario
Gianni Rinaldini, Coordinatore “La Cgil che vogliamo”
Edo Ronchi, ambientalista
Rossana Rossanda, il manifesto
Massimo Scalia, Comitato Vota SÌ per fermare il nucleare
Paolo Serventi Longhi, direttore di Rassegna Sindacale
Gianni Silvestrini, direttore scientifico QualEnergia
Massimo Torelli, Rete@sinistra
Guido Viale, economista
Sara Vegni, Comitato 3 e 32 L’Aquila
Per sottoscrivere l’appello e per promuovere iniziative:
referendumpercambiare@gmail.com
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