La lotta dei popoli arabi del Nord Africa contro i regimi usciti dalla tragica avventura coloniale sono il segno di una vitalità politica straordinaria che si richiama al bisogno di giustizia sociale e democrazia.
Dobbiamo schierarci con loro e appoggiarli, garantendo l’aiuto politico necessario nel rispetto della loro autonomia. Questi sono movimenti la cui forza è nella varietà delle esperienze politiche e culturali coinvolte e nella capacità di essere movimenti di massa rappresentativi delle esigenze dei popoli.
Dobbiamo fornire loro il supporto politico internazionale e vigilare affinché siano rispettati i diritti per i quali stanno lottando. Qualsiasi interferenza è segno di arroganza ed è in continuità con le politiche coloniali europee degli ultimi due secoli.
Non solo non sono state dimenticate le politiche coloniali della Francia, della Gran Bretagna e dell’Italia nel Nord Africa, ma non sono mai cessate le interferenze politiche e militari in buona parte delle ex colonie africane.
Se vogliamo aiutare i popoli in lotta, diamo loro l’appoggio politico e finanziario necessario, fornendo loro le armi, nel caso quella lotta si trasformi in guerra civile come in Libia, ma qualsiasi intervento militare sarebbe controproducente perché condizionerebbe quella lotta trasformando il conflitto in una disputa esclusivamente militare.
La democrazia forse può essere conquistata con le armi solo se queste sono usate da un popolo in lotta, ma nessuna guerra conduce alla democrazia, le recenti esperienze in Iraq, in Afghanistan e nel Kossovo lo dimostrano ampiamente.
La nostra Costituzione, prodotto straordinario di una lotta di popolo che fu anche armata, ci aiuta a prendere posizione, l’articolo 11 recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
La debolezza internazionale dell’Italia, la politica di un governo poco credibile sul piano internazionale e incapace di scelte autonome, la convinzione, a sinistra, che ci siano “guerre giuste e umanitarie” hanno indotto il paese ad anteporre i rapporti con “la comunità internazionale” alla Costituzione, tradendone ancora una volta lo spirito.
L’intervento militare in Libia è contro la Costituzione italiana, è lesivo dell’autonomia del movimento di lotta libico, non è mosso dalla volontà di favorire un percorso democratico ma di condizionarlo, a causa delle ingenti risorse petrolifere.
Quando Gheddafi sarà fermato che ne sarà di quel movimento? quale credibilità avrà nel suo paese e in Africa un movimento che vince grazie a coloro che la Libia moderna e tutti i paese del nord Africa hanno giustamente cacciato perché colonizzatori? Quale stabilità politica, in piena autonomia, potrà garantire in Libia?
Queste sono le domande che ci poniamo, lo facciamo pensando al futuro dell’Africa che vorremmo libero e democratico, ma anche pensato alla crisi profonda che attraversa l’Europa, incapace di esercitare pressioni politiche, incapace di agire attraverso le vie diplomatiche e l’intelligence, incapace di fare scelte comuni sui migranti e sui profughi in fuga da quel mondo.
Che Europa è quella che pensa che la sua forza possa essere riposta solo nelle armi? Questa è un Europa che non ha più nulla da dire, se non mostrare i muscoli flosci con i quali ha provocato due guerre mondiali!
Marco Sansoè