Vecchio arnese quello di criminalizzare il dissenso e il conflitto. Vecchio arnese quello sanzionatorio nei confronti dell’avversario.
Noi non ci stiamo perché crediamo che la posta in gioco non sia solo quella importantissima dei diritti, ma quella delle scelte di politica industriale. Crediamo che il modello proposto dalla Fiat, e appoggiato dal governo, non garantisca né il lavoro, né la qualità della produzione, né apra una prospettiva economica per Pomigliano, e nemmeno renda durevole la presenza della Fiat in Italia.
La storia ci dice che scelte come quelle contenute nell’accordo di Pomigliano sono un investimento che garantisce una rapida accumulazione di capitale, grazie all’aumento della produttività ed una forte riduzione dei costi del lavoro. Noi crediamo che la Fiat non resterà a Pomigliano per molto tempo ancora, in qualsiasi modo vada: ciò che propone è una esperienza industriale transitoria che esaurirà in fretta la sua funzione.
In ogni caso noi crediamo che tutto possa/debba essere contrattato e che nessuna precondizione, come pretende la Fiat, possa essere posta in una trattativa. Cisl e Uil hanno aiutato la Fiat in questo intento garantendole lo spazio che non aveva prima, hanno diviso i lavoratori giocando in modo miope la carta della “certezza”, inventata e immaginaria, del posto di lavoro.
Per questa ragione continueremo a criticare Cisl e Uil per le scelte fatte, non solo è nostro diritto ma ci sentiamo investiti dalla necessità di fare chiarezza insieme ai lavoratori e quel pezzo di società che non intende assoggettarsi al disegno neoliberista della Fiat e del Governo.
Lontani da qualsiasi forma di violenza e prevaricazione autorefrenziali, ribadiamo il diritto di critica e di contestazione.
marco sansoè