A proposito dello sgombero della ex Rivetti

A proposito dello sgombero della ex Rivetti

Riusciamo ad immaginarci il manipolo di sfaccendati legaioli trascorrere questo ultimo scorcio di estate alla ricerca di cittadini che, soffrendo di insonnia, si siano accorti di “una decina” di persone che hanno trovato rifugio (da parecchi mesi ormai) negli edifici fatiscenti dell’ex Rivetti, area dismessa, defilata e vasta.
Con meno facilità riusciamo ad immaginare “il caos” provocato da quei dieci disperati…
Ma è così che si fa politica oggi: si costruiscono “i casi” e poi si fa finta di risolverli per prenderne il merito.
Così dieci diseredati non sapranno dove andare a dormire e dove trovare un po’ di quiete, cercheranno un altro posto dove ricoverarsi, sperando di non incappare nelle “ronde neofasciste” e che l’inverno tardi a venire. La Lega prenderà (forse) qualche voto in più e questi “piccoli uomini” saranno soddisfatti della propria ipocrisia e dell’arroganza degli “inetti” vincitori, del cinismo fetente che li contraddistingue, della inconsistenza delle loro proposte risolutive. Non è cambiato nulla!.    I flussi migratori riprenderanno e non si potranno fermare: per 100 anni (dal 1870 al 1970) dall’Italia povera sono emigrati 10 milioni di persone, in media 100 mila all’anno!

In questo territorio le grandi famiglie industriali biellesi hanno costruito fabbriche ovunque lungo i torrenti, ora sono splendidi monumenti di “archeologia industriale”, abbandonati, spesso diroccati e fatiscenti. Finché tutto andava bene erano i luoghi della produzione di ricchezza, oggi sono la testimonianza della assenza di lungimiranza del capitalismo biellese e della sua scarsa considerazione per il territorio, favorita dalla subalternità delle amministrazioni pubbliche, capaci di megaprogetti ma incapaci di gestire il presente e le emergenze sociali e abitative.
Quei monumenti sono da tempo luoghi di attività più o meno legali e da qualche anno ricovero per chi la casa non ce l’ha e/o non ha i mezzi per la sopravvivenza.
Proprietari e amministrazioni pubbliche non fanno nulla, non spendono nemmeno il denaro necessario per non farli crollare: sono luoghi dell’abbandono e del degrado, non a causa di chi li “abita”, che per necessità ne fanno uso e in qualche modo li tengono in vita…

Bisognerebbe occuparli tutti per dare loro un ruolo, una funzione sociale utile ai più!

Ma lo “Sceriffo di Nottingham”, quello dell’Interno”, ha detto: “andate e sgombrate” e così con comodo, alle 9 del mattino (di solito gli sgomberi si fanno al mattino presto: questa è una messinscena!) un po’ di legaioli e qualche poliziotto fanno rispettare la legge dello Sceriffo (chissà se sanno che è una parola di origine araba?).

Che fare contro costoro?
Contrastare questa cultura e questa pratica con ogni mezzo.
Fare sapere che c’è chi non è disposto ad accettare queste regole del gioco: quelle della discriminazione e della persecuzione nei confronti di chi non ha le possibilità economiche per far parte di una società in decadenza, preoccupata della conservazione di un “orto disastrato”, che allontana i deboli e i fragili per sentirsi forte e sana.
Prima vengono le persone, tutte le persone, almeno per ora tutelate dalla Costituzione, che impegna lo Stato a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
C’è una “Biella ribelle” che non si piega, una comunità che non solo resiste ma agisce, accogliendo, supportando e favorendo una vita decente, forse migliore, per tutte e per tutti…

Marco Sansoè

per Comitato Biellese accoglie,

Ciclofficina Thomas Sankara,

Arci Comitato territoriale Biella, Ivrea, Vercelli

Biella, 12 settembre 2018

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