ZONA FRANCA ENERGETICA: PIETRA TOMBALE DELLA BASILICATA

Di seguito la bozza di un documento contro la “zona franca energetica” in Basilicata. Ha aderito anche il Laboratorio sociale “La città di sotto”.

ZONA FRANCA ENERGETICA: PIETRA TOMBALE DELLA BASILICATA
Le associazioni a difesa dell’ambiente e della democrazia prendono le distanze da Berlinguer.

Il Quotidiano del Sud di domenica 6 agosto ospitava, a pag, 15, un articolo a firma di A. Corrado in cui il Movimento “Basilicata Zona Franca” tesse le lodi del progetto di agganciare aree della provincia di Matera, come la Valbasento, alla Zona Economica Speciale (ZES) di Taranto e di realizzare una Zona Franca Energetica (ZFE) che, secondo l’ipotesi formulata dall’ex assessore regionale Aldo Berlinguer, dovrebbe coinvolgere l’intero territorio regionale. Il progetto ZES/ZFE viene presentato come “un momento di rilancio di un’economia morente e di uno spopolamento davvero impressionante”, affermando che esso avrebbe riscontrato l’interesse, fra gli altri, anche delle “associazioni ambientaliste”.
Vogliamo denunciare con forza QUESTA INFORMAZIONE MISTIFICATORIA.
Chi c’è dietro questo neonato Movimento “Basilicata Zona Franca” di cui abbiamo notizia oggi per la prima volta? Quali associazioni vi aderiscono e, soprattutto, di quali interessi è portatore ?
E’ facile capire, ed il giornalista avrebbe dovuto averne contezza anche senza le nostre precisazioni, che gli interessi di costoro non possono in alcun modo coincidere con i principi ed i diritti sostenuti da movimenti ed associazioni che da decenni operano per difendere ambiente e democrazia non solo dai petrolieri senza scrupoli, ma, spesso, anche dalle istituzioni, che ne avrebbero il compito.
E’ fin dal 2014 che le associazioni ecologiste si oppongono alla strategia partorita dall’allora assessore Aldo Berlinguer. Lo hanno capito ormai anche i sassi che il suo progetto era finalizzato soltanto ad azzerare in un colpo solo tutte le opposizioni di cittadini ed associazioni: si vorrebbe regalare l’intera regione ai signori dell’energia con un contratto capestro per i cittadini, ma assolutamente vantaggioso sia per le compagnie dell’Oil & Gas, che potrebbero finalmente perforare, inquinare e devastare senza alcun ostacolo, sia per le grandi imprese che, attirate dal ghiotto boccone, si avventeranno sulla “zona franca” .
La maggioranza dei cittadini ha poi votato contro l’economia del petrolio nel referendum del 17 aprile 2016 ? I “quattro comitatini” si sono moltiplicati fino a pervadere l’intera regione collegandosi in rete anche con la vicina Puglia? Ed a livello mondiale si sono raggiunti accordi per favorire le energie pulite abbandonando le fonti fossili?
Non fa niente: bisogna andare avanti comunque continuando a puntare stupidamente sul petrolio. Occorre portare a termine a tutti i costi il saccheggio della Basilicata estraendo tutto il greggio che c’è anche se è di pessima qualità, anche se le perforazioni inquinano Acqua e Terra, anche se il lavoro promesso non è mai arrivato mentre le piccole aziende agricole, turistiche, artigianali chiudono, anche se i giovani sono costretti ad emigrare, anche se le malattie aumentano, anche se il malaffare cresce a dismisura.
E che dire della sovrapposizione fra ZES e ZFE che distrugge l’idea consolidata di regione unitaria creando enclaves privilegiate ed alimentando, di conseguenza, divisioni e contrapposizioni?
I lucani non si illudano più per la promessa di nuovi posti di lavoro: abbiamo decenni di esperienza sulla mancata ricaduta occupazionale dell’attività estrattiva e siamo ormai al tempo dell’industria 4.0, quella che sostituisce la manodopera con le macchine e con l’elettronica . Anche i grandi sindacati lo sanno, ma tacciono colpevolmente.
Quanto alla tutela di ambiente e salute, purtroppo sappiamo fin troppo bene quanto poco affidabili siano state finora le istituzioni ed i loro organi di controllo (ARPAB) nella difesa del territorio e dei cittadini dalle potenti lobbies dell’energia. Che credibilità ha un’Amministrazione Regionale che nel 2016 ha svolto il ruolo di capofila nella promozione del referendum anti-trivelle e che poi regala in questo modo il proprio territorio? E che credibilità hanno i 70 Comuni che, sollecitati dal Coordinamento No Triv di Basilicata, hanno deliberato contro l’art.38 dello “sblocca Italia” e che oggi sono, magari, fra i circa 100 che si sono schierati a favore di ZES/ZFE?
In futuro, quindi, sia il movimento “Basilicata Zona Franca” che la stampa si astengano dal comunicare notizie false che potrebbero carpire in modo truffaldino il consenso dei cittadini. L’unica posizione che i movimenti a difesa dell’ambiente e della democrazia possono sostenere è questa: Il progetto ZES/ZFE, qualora attuato, sarebbe una vera e definitiva pietra tombale sulla Basilicata e sulla possibilità, per i suoi cittadini, di autodeterminare ancora la propria vita tutelando il futuro dei propri figli.

COORDINAMENTO REGIONALE ACQUA PUBBLICA DI BASILICATA
COORDINAMENTO NO TRIV DI BASILICATA
RETE APPULO LUCANA SALVALACQUA
POTENZATTIVA
ANTIGONE
EHPA BASILICATA
NO SCORIE INTERNATIONAL

LABORATORIO SOCIALE “LA CITTA’ DI SOTTO”

 

 

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