Basiano. La democrazia in Italia al tempo della crisi.

Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza degli scontri di Basiano.  Un esempio drammatico della deriva autoritaria in corso nel nostro paese. 

ARAB WOBBLIES 2012

Basiano è un piccolo comune disperso nelle lande brianzole, non molto distante dal fiume Adda, che segna il confine tra la provincia di Milano ( ora Monza- Brianza ) e quella di Bergamo. In un tempo molto lontano, queste zone stavano a cavallo tra la repubblica veneta e la signoria milanese.

Oggi è tutto molto diverso. Chilometri e chilometri di gettate di cemento, che hanno tagliato a fette le larghe aree di una non remota civiltà contadina, fanno da sponda a paesini a loro volta cementificati con villette di ogni tipo e dimensione, alternandosi con cascinali ristrutturati e con caseggiati degli anni ’60 -’70, quando la forte urbanizzazione sudista mischiò dialetti, culture, costumi, abitudini. Tempi passati. Oggi quasi tutta quella generazione, ampiamente integrata nel “freddo” nord, assieme agli “autoctoni” ivi rimasti, e ivi “arricchitisi”, vede con malcelato disprezzo queste figure di “nuova immigrazione”, sopratutto araba, che si aggira in queste lande.

Ma cosa vengono a fare? Ma chi li ha chiamati? Ma chi li vuole? Che se ne tornino al loro paese! Maledetti governi di merda, che non sono capaci di tenerci lontana questa gentaglia! Questi sono i commenti, tra i più gettonati, che ognuno di voi può sentire,se ha voglia di farsi un giro,per i bar di questi paesi, e cogliere, tra un gol e l’altro, tra un acquisto e l’altro del calcio mercato, le battute acide degli Over 60…I giovani? Mah, i giovani di qui sono praticamente rovinati, come quasi dappertutto. Lavoretti, se va bene. E quasi sempre incoerenti coi titoli di studio acquisiti, o iniziati e poi lasciati lì…Tanto “sballo”, con la “paghetta” che comunque il papà, o meglio il nonno, garantisce ( tra straordinari,nero e pensioni ). Idee quasi zero, e per lo più confuse su…tutto, che non sia il Milan, le scopate di Berlusconi, l’auto nuova e dove andare a fare qualche vacanza “diversa”…Il lavoro? Che farò da grande? La politica? I fatti che accadono attorno a loro? E’ tutto un orecchiare, un raffazzonare, un andare a “fiuto”, a seconda della famiglia ( o per meglio dire, delle famiglie…), dell’amico, del vicino. Un distacco, o un “disincanto” da tutto che prefigura un futuro di “vecchi giovani”.

Le sezioni politiche visibili che potete trovare sono quasi tutte targate PDL e Lega ( seppur in disgrazia…ma nessuno se la prende più di tanto: basta che non mi tocchino il conto in banca i bastardi ! ). La sinistra ( passatemi il termine )? Liquefatta. Roba per pochi intimi che si ritrovano alla partita di bocce.   E, a parte qualche patetico “rifondarolo”, quando essa si ricicla in “Liste civiche”( così nessuno può accusarli di “comunismo”!!! ) fa a gara con la destra a fare lo sceriffo. Nessuno di questi “eroi” si è visto a Basiano, nella giornata di lunedì 11 giugno 2012, neppure per informarsi su quanti immigrati erano rimasti stesi per terra, dopo i pestaggi dei carabinieri.

Anche i parroci non vanno molto più per la maggiore in queste lande, un tempo feudi inattaccabili del clero e della DC. Qualche “festa in chiesa” ( alias matrimonio ) va bene: tutti inghirlandati, freschi di parrucchiere e di estetista, nonché di gioielliere, ma per il resto si va a buffet…servitevi da soli! Bella gente però, non c’è che dire: si versano oboli per i “disgraziati” del mondo, purché non rompano i coglioni in “casa nostra”. Si finanziano missioni cattoliche per il pianeta ( ospedali, acquedotti, asili ) e, pur se raro, parte pure qualche missionario ( magari un nero di “ritorno” ), ma ripeto l’importante è che qui la vita scorra tranquilla: con tante belle attività e tanto volontariato; ma in pace, senza “violenti” liberi di scorrazzare, rapinare, stuprare ( “se toccano mia figlia non lo lascio ai carabinieri, lo ammazzo con le mie mani !” ).

E’ vero che qualcuno di questi “négher”si aggira, in orari strani, tra i capannoni eretti in mezzo a strade che danno sui campi, infestati di mosche e zanzare.    Mah, non ruberà direttamente il lavoro a mio figlio, perché io mio figlio non lo mando a fare quei lavori di merda, piuttosto, guarda, parlo col mio amico che lo raccomanda a…Però non si sa mai…perché questi sono furbi, sanno lamentarsi, hanno la precedenza su tutto ( governi di merda! )…e qualcuno di questi bastardi è pure istruito. Altro che moschee, calci nel culo!

Uno spaccato del profondo nord madamoiselle e monsieur!

Il “Gigante”di Basiano non lo trovi facilmente. Vedi l’insegna dalla A4, dopo l’uscita di Cavenago-Cambiago, in direzione Venezia, sulla destra. Ma per accedervi, devi, dopo il casello, fare un vialone (il viale delle Industrie…pieno di magazzini ) che taglia come il burro i campi brianzoli, dove via via intravedi qualche vecchio cascinale in disuso. Al rondò per Trezzo sull’Adda, a destra c’è il paese di Basiano vero e proprio, che si congiunge quasi naturalmente con Masate.     A sinistra invece, vai per la zona “industriale”, fatta di qualche industria ancora in essere, altre dismesse e magazzini di vario tipo. Tra essi c’è appunto “il Gigante”, nella strada prima del cavalcavia dell’autostrada, in fondo ad un vialone un po’ sconnesso, con le erbacce delle ditte che furono, i posteggi di quelle ancora esistenti, ed un bosco di traverso in fondo a destra.   Se fai la curva ti trovi il centro logistico, coi cancelli sulla sinistra.

Andiamo lì sabato 9 giugno, dopo che i compagni del SI-COBAS ci avevano segnalato la necessità di dare militanza attiva alla lotta.   Troviamo i primi striscioni scritti con lo spray, scritte sui muri adiacenti, tappeti multicolori,sui quali sono seduti, o sdraiati, appresso o davanti ai cancelli, decine di immigrati dipendenti della cooperativa Alma ( 90 dipendenti ), che lavora per “Il Gigante”. Sono tutti o egiziani o pakistani.     Il clima sembra abbastanza disteso, anche se solo due giorni prima questi lavoratori hanno già assaggiato i manganelli di Stato; quando, saputo chela Almali avrebbe messi in cassa integrazione per far posto alla subentrante “La Bergamasca”( che paga la metà i dipendenti ), vedendo che per loro era finita, si erano arroccati nei reparti ed erano stati poco dopo “sloggiati” con la forza dai poliziotti.      Uno di loro, che si era “permesso” di riprendere le scene del pestaggio, era stato a sua volta aggredito ed il suo cellulare distrutto.     Ci accolgono subito con simpatia e ci spiegano la situazione. Vedi subito i leader “naturali”, quelli più decisi, che hanno più proprietà della lingua, le idee più chiare. Sono di tutte le età. Dal cinquantenne che, poco dopo aver dato la sua versione, lo vedi guidare un gruppo di preghiera sui tappeti messi sull’asfalto, tutti a piedi nudi ed in sincronia; al venticinquenne che non partecipa alla preghiera e che, con occhi di un nero intenso assai raro e luccicante, continua a raccontare come sono trattati, le violazioni del contratto di lavoro, la “trattenuta” di 2.500 euro annui che i mafiosi della cooperativa applicano sulla loro busta paga per “ripianare le perdite” ( cioè il prezzo più basso dell’appalto che acquisiscono ).   Poi, nei capannelli che si formano, con i lavoratori che ti stringono calorosamente la mano e che ti guardano con riconoscenza perché sei di contrappeso al paese di merda in cui vivono,si snocciolano storie anche personali e familiari: mutui impossibili da pagare se solo ti manca qualche soldo, i figli da mantenere, le donne, le convivenze forzate per non soccombere, le odissee di ognuno di loro attraverso l’Italia e l’Europa…     Mani che si stringono, pacche sulle spalle, sigarette, le loro bevande, il loro cibo offerto come segno di fratellanza. Trovi qualche altro compagno di altre lotte ( che un po’ si somigliano tutte ), ci parli del più e del meno…le ore devono scorrere. Non c’è polizia. C’è afa, e gli insetti non ti lasciano in pace, ti ronzano sempre intorno.

Il giorno dopo,domenica, l’appuntamento è per le ore 15: assemblea col SI-COBAS, che dirige la lotta, ha fatto il pieno di iscrizioni, e definisce la piattaforma delle richieste.

Esse sono: 1) obbligo di mantenimento del posto di lavoro, alle stesse condizioni normative ed economiche, con vincolo per l’azienda subentrante a farsene garante; 2) adeguamento dei livelli di inquadramento e della percentuale di incidenza degli istituti contrattuali, così come da contratto di categoria; 3) parità di condizioni economiche per TUTTI i lavoratori presso l’impianto di Basiano; 4) tutte le misure di flessibilità d’orario devono essere contrattate con i delegati dei lavoratori.

Questo è il prezzo della risalita. Nulla di “rivoluzionario”, solo l’applicazione di un contratto “che non ci piace” dice il SI-COBAS, ma che in queste condizioni date diventa terreno di organizzazione e di lotta di classe.    Le condizioni dello scontro raramente te le puoi scegliere, e lo si capirà meglio, molto meglio, il giorno successivo…     Il proposito è naturalmente quello di ottenere un tavolo di trattativa che impegni tutte le cooperative operanti nel sito di Basiano, incrinando così il rapporto malavitoso che sta in piedi solo grazie allo sfruttamento senza sosta dei lavoratori migranti ed alla concorrenza che gli stessi padroni-malavitosi riescono a scatenare tra i lavoratori stessi ( soffiando molto sulle divisioni etniche, religiose ecc. ).

Ci si aspetta chela Bergamasca l’indomani invii crumiri in proprio, per sostituire da subito quelli della Alma, ma l’intento è il non irrigidirsi nel puro “rapporto fisico” ai cancelli, e di “manovrare”…Fare opera di convinzione verso i crumiri già occupati lì a Basiano, e fermare o comunque “condizionare” gli “esterni”. Se entrano, la lotta subirebbe un duro colpo.

Il lunedì è il giorno-clou, il giorno dove le merci devono assolutamente uscire per raggiungere i punti di vendita. Se ciò non avviene, sono paccate di soldi che i mafiosi ci rimettono.   Ci si trova quasi tutti dalla mezzanotte alle tre, per impedire “sorprese”, anche se l’orario “buono” è dopo le sette.    Ore ed ore di attesa, con l’alba afosa che nuovamente spunta: chi mangiucchia, che beve il caffè portato nel thermos, molti fumano, molti sono sdraiati a ridosso del muretto dei cancelli. Sulla loro testa ruvide tende sostenute da nodosi bastoni. C’è la preghiera mattutina, molto partecipata. Non si capisce nulla ovviamente, ma si percepisce il senso di raccoglimento e di spiritualità interiore che anima questi uomini, che stanno perdendo tutto quel poco che gli rimane…Il rosso delle bandiere del SI-COBAS, appese sulle cancellate, prende colore con il chiarore del giorno. I guardiani, dall’interno, guardano in modo losco…vorrebbero fare loro il “lavoro” che tra un po’ faranno i poliziotti? O vorrebbero trovarsi in altro luogo, fuori da questi “casini” che hanno sempre un che d’imprevisto? E che racconteranno a tavola ai loro congiunti, e nei bar ai loro amici?     Per motivi di impegni lavorativi ( anche i compagni devono lavorare per mangiare ), un certo numero di solidali si sfila dal presidio.      Sono circa le otto e sono già in corso da ore “trattative”conla Digos, la quale cerca di convincere i lavoratori a rimuovere il blocco, per far entrare un pullman di crumiri, venuto da Treviglio, chela Bergamascaha appositamente fatto arrivare davanti agli scioperanti. Debitamente scortato da autoblindo cariche di carabinieri in assetto antisommossa.      Si formano capannelli con molti lavoratori che prendono la parola con vigore e dicono: “Meglio morire qui che far passare questi. Sarebbe la fine. “      Si fa muro tutti insieme.Anche quelli rimasti sdraiati si alzano, e tutti compatti intonano litanie islamiche con le braccia levate, gli indici puntati verso l’alto, o l’indice ed il medio in segno di “V”, tutti rivolti verso il pullman dei crumiri, che hanno addosso i giubbetti gialli di lavoro. Ci sono molti loro connazionali, là dentro, e gli mandano messaggi che “Allah è con chi sciopera, è di qua…”Una liturgia impressionante, in un gelo che scende nel piazzale e che prelude allo scontro, che sembra imminente.     Pregano, ma lottano. Quanti rampolli delle nostre parti sarebbero disposti a mettersi in gioco in questo modo? E quanti “uomini maturi” di queste lande, abbandonando le loro false “certezze”o le loro presunte “tutele”, farebbero altrettanto, mandando a fare in culo il concertume partitico-sindacale che oggi li getta in strada con quattro euro di indennità, in cambio di nulla? Dove arriva la logica del “lavorismo”catto-imperialista, che non riesce a schiodare un bel nulla da un capitalismo senza più “regole” e “diritti”? Si è vista, a dire il vero,la Jabil, una fabbrica in lotta da mesi contro la chiusura. Ma, gli altri? Quante vittime devono ancora cadere prima della sveglia?

E’ un grandioso esempio quello di Basiano, signori. Per quelli che c’erano e per quelli che non c’erano. Per i pennivendoli che racconteranno le solite palle sugli scontri di Basiano. Per le “istituzioni” che brillano per il loro totale menefreghismo, e che lasciano la partita in mano alle “forze dell’ordine”.  Così, mentre la Digos fa finta di “mediare”, pretendendo la smobilitazione del presidio in cambio di vaghe promesse di “trattative”, mentre l’ Alma serra i propri reparti lavorativi “spiazzando” ogni possibile mediazione verso gli scioperanti, lo scontro diretto si mostra con tutta la sua brutalità.

La brutalità del profitto ad ogni costo.   Chi resiste deve essere spazzato via.

Si serrano i ranghi dei carabinieri, che ora sono pronti: scudi,manganelli, elmetti…avanti! I crumiri attendono l’esito, vergognosamente.     Si serrano le file dei manifestanti, che fanno un lungo cordone davanti ai cancelli, incoraggiandosi a vicenda, stringendosi l’un l’altro, urlando: “Oggi si muore!”.  Via! Mani nude contro manganelli, che pestano furiosamente chi cade, a ripetizione, senza pietà. Botte in testa, gragnole di colpi: alle gambe, agli arti, per spezzarli.      Ma questa volta gli operai non subiscono, non chiedono pietà, non ci stanno a prenderle, non ci stanno a farsi massacrare. Reagiscono. Anche perché la vista dei compagni massacrati di manganellate e di calci dopo che sono caduti a terra grida vendetta.    Tutto ciò che capita a tiro diventa un’arma: i bastoni delle tende improvvisate, i pali della segnaletica stradale, i blocchi di cemento, le pietre…      Il cuneo dei carabinieri vacilla, poi arretra…l’accerchiamento lo fanno gli scioperanti, che contrattaccano, sfondano, inseguono, bastonano, devastano l’autoblindo, poi il pullman dei crumiri. Una piccola Valle Giulia edizione 2012!       Ci sono già dei feriti rimasti doloranti, a terra, vicino ai cancelli. Non c’è modo di soccorrerli: poco dopo l’aria si impesta di gas lacrimogeni, sparati anche ad altezza d’uomo. Gas che, oltre ad accecare, tolgono il respiro.     Bisogna allontanarsi. Così la forza pubblica riguadagna l’area e blocca ogni accesso, mentre i primi soccorritori dei feriti, stesi nel vialone che porta alla Logistica, cercano coi cellulari di far arrivare le ambulanze.    Saranno ore di sirene, di gente in tuta arancio che si china sui feriti, di ricoveri, di elicotteri, di curiosi delle ditte vicine che escono a vedere che cavolo sta succedendo, di un via vai continuo di mezzi di polizia, mentre i manifestanti si raccolgono, tenuti a distanza dallo schieramento poliziesco.     Chi si cura come può le ferite più lievi. Chi piange. Dalla disperazione, dalla rabbia, o semplicemente per i gas inalati…

Per oggi è finita. I crumiri sono al lavoro, in un paesaggio lunare da campo di battaglia. Si contano 26 feriti tra i lavoratori, di cui 18 ricoverati in ospedale e tutti arrestati. Tanti dibattiti sulla “democrazia”, o amenità varie, non renderebbero più chiaro di questo scenario la vera natura di classe dello Stato borghese, diretto sempre e comunque contro gli operai.

Basiano,11 giugno 2012. Una data da ricordare.

Gli operai non sono scappati. Non hanno accettato a cuor leggero la perdita del posto di lavoro. Se il capitale intende inaugurare la sua nuova stagione di super sfruttamento, in nome di qualsiasi “idolo” ( l’Europa, la competizione, gli investitori internazionali, il debito pubblico, lo spread, le banche…), deve esso sapere che non tutte le ciambelle gli riusciranno col buco.    Neppure nell’Italia “montiana”, dove una classe dirigente bolsa e tronfia, può trovare anch’essa pane per i suoi denti.  Alla faccia di Monti, della Fornero, di Bersani e dei suoi pagliacci “democratici” ( ma dove sono? ), di Berlusconi e dei collusi suoi pari, dei ladroni padani, e…dei grillini parlanti!     Alla faccia di un sindacalismo confederale, troppo innamorato delle prebende e delle poltrone per poter dire UNA SOLA PAROLA VALIDA ai lavoratori!

Non tutto è perduto.  Gli operai di Basiano, i moderni wobblies, ci dicono che non tutto è perduto!  Come sempre, conterà la lotta e l’organizzazione che la classe sarà in grado di mettere in campo.

il corrispondente scrive!                                 
Il giornale murale colpisce
meglio di una pallottola
della baionetta
dei gas
e quando
il corrispondente scrive
deperisce la guardia bianca ed il ladro.
Avanti, corrispondenti!
Sia questa la vostra parola d’ordine:
“Scrivete a bruciapelo!
Mirate alla radice! “
– MAJAKOVSKIJ –

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